PITTORI NELLA FIRENZE DEL '400
C’era una volta un frate pittore carmelitano, di nome Filippo Lippi, che era solito dipingere Madonne e Sante, ad un certo momento cominciò ad interessarsi di donne vere e da una, più precisamente la monaca agostiniana Lucrezia Buti, ebbe un figlio chiamato come lui ma conosciuto come Filippino; il diminutivo serviva solo per distinguerlo dal padre ma non per sminuire le sue qualità in quanto il giovane fu anch’egli valente pittore “di bellissimo ingegno e di vaghissima invenzione” come lo definì, quasi un secolo dopo, il Vasari. A Filippino, al suo amico-rivale Sandro Botticelli ed alcuni artisti del loro tempo è dedicata una mostra alle Scuderie del Quirinale che, grazie al contributo di varie istituzioni pubbliche e di privati espone una serie di dipinti, non numerosi ma di qualità, che testimoniano lo stile artistico del figlio del frate-pittore e lo confrontano con le opere del Botticelli e di altri pittori della Firenze del ‘400 a quei tempi una delle principali città d’Europa per il suo primato culturale ed economico.
Filippino nacque a Prato intorno al 1457 e sin da bambino prestò la sua opera nella bottega del padre allora intento a decorare l’abside del Duomo di Spoleto; alla morte di Filippo, nel 1469, entrò nella bottega di Sandro Filipepi, detto il Botticelli, di poco più di dieci anni maggiore di lui ma già famoso; prima allievo poi rivale iniziò una brillante carriera artistica che lo portò ad ottenere commissioni da parte di illustri famiglie e chiese non solo fiorentine ma anche di altre città. Il suo primo importante lavoro fu completare gli affreschi della Cappella Brancacci al Carmine lasciati incompiuti quasi mezzo secolo prima da Masaccio e Masolino ed il successo ottenuto gli fruttò l’incarico di dipingere la “Pala degli Otto” in Palazzo Vecchio e “l’Adorazione dei Magi” di San Donato a Scopeto; si recò poi a Lucca, Genova, Bologna ed infine a Roma dove affrescò la Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva, un vero capolavoro di grandiosità architettonica con influssi classici e maestosità di forme. A Firenze decorò la Cappella Strozzi in Santa Maria Novella con figure sinuose che si muovono in scene complesse e dinamiche. In oltre trenta anni di attività come maestro, morì nel 1504, Filippino raccolse onori e fama di cui fanno fede le opere esposte in mostra.
A confronto alcuni dipinti del forse più noto, ma non superiore, Botticelli che, nato a Firenze nel 1445 e formatosi nelle botteghe del Verrocchio e del Pollaiolo, divenne pittore di fama ben introdotto nell’ambiente culturale gravitante intorno alla famiglia Medici; lavorò per lo più a Firenze tranne un breve intervallo a Roma, nel 1481/82, dove con altri artisti partecipò al grande cantiere che affrescò le pareti della Cappella Sistina distinguendosi per l’intensità espressiva, i colori luminosi, il disegno nitido, la luce dolce e chiara. Negli ultimi anni di vita, morì nel 1510, fu attratto dalla predicazione del Savonarola e quasi rinunciò alla sua arte.
Le opere esposte alle Scuderie non sono numerose ma disposte in maniera suggestiva con i dipinti di contenute dimensioni ed alcuni disegni, allineate lungo le pareti lunghe dei due grandi saloni al piano terra ed al primo piano mentre nei lati brevi spiccano alcune grandi tavole dipinte con colori smaltati, quasi brillanti di luce propria, con figure slanciate e sinuose, con sfondi incantati; tra loro spiccano varie immagini di Madonne dal volto dolcissimo, la pala della Cappella Nerli a Firenze, la “Madonna Strozzi” ora a New York, l’“Apparizione della Vergine a San Bernardo” l’”Annunciazione” a San Gimignano, la “Pala dell’Udienza”, il “Tondo Corsini”. Completano l’esposizione un certo numero di disegni e studi di Filippino, alcuni dipinti del Botticelli talvolta di soggetto analogo a quelli del Lippi ed altre opere di pittori della loro cerchia a dimostrazione dell’influsso che il figlio del frate ebbe nella Firenze degli ultimi decenni del ‘400.
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