ITINERARI
Le statue parlanti
di Gianleonardo Latini
da Il manifesto di domenica 11/ lunedì 13 ottobre 1986
DIALOGO PER INTERPOSTI MARMI
Ormai è entrata nella storia la loquacità
dei romani e allora come possono le statue essere mute a Roma?
Anche le statue parlano, si esprimono con scritti e non con i
vocalizzi.
La più famosa delle statue parlanti è quella dl
Pasquino.
Un torso mutilo, appartenente a un gruppo marmoreo del III sec.
a.C. che prese il nome di Pasquino, pare, da un sarto romano del
XVI sec. famoso per «tagliare i panni addosso alla gente».
La sua fama è dovuta al foglietti satirici, talora feroci,
dette pasquinate, contro il potere papale e i signorotti dell’epoca.
Notte tempo mani ignote affiggevano al torso o al piedistallo
di una delle più famose «statue parlanti» i
foglietti satirici.
Oltre a Pasquino altre sono le statue che a Roma venivano usate
per collocarvi tavolette con scritti di satira politica.
Poco lontano da piazza Pasquino, piazza Vidoni, stretta tra il
Palazzo Vidoni e la chiesa di S. Andrea della Valle e, nell’angolo
dl sinistra non molto visibile, la statua di Abate Luigi: figura
di antico oratore tardo romano con un epitaffio apposto sul piedistallo
che ricorda la sua appartenenza alle «statue parlanti».
Anche il gruppo marmoreo del Bernini a piazza Navona, la fontana
dei Fiumi, può essere annoverato tra le statue che non
sanno tacere e per il pettegolezzo popolare che vuol dare ad ogni
singolo gesto del gruppo un significato, tutto nato per una animosa
rivalità tra il Borromini e il Bernini.
La statua che raffigura Rio della Plata, con un gesto della mano,
si difende dalla possibile caduta di Sant’Agnese (la chiesa
del Borromini); il Nilo, con il volto velato, evita di guardare
la «bruttezza» che la chiesa rappresenta.
Vicino a piazza del Collegio Romano, in via Lata, la fontana del
Facchino raffigura un giovane in costume cinquecentesco dell’Università
degli Acqualoli, scolpita alla fine del 1500.
In piazza S. Marco, di fronte alla fontana della Pigna, nell’angolo
del Palazzetto Venezia, il simulacro detto di Madama Lucreazia,
resto di una grande statua dedicata alla divinità egizia,
Iside, che forse, raffigura Faustina, moglie di Antonino, a cui
fu dedicato un tempio nel Foro Romano.
Salendo la scalinata del Campidoglio si arriva al musei Capitolini
dove dal 1594 ha trovato stabile dimora il Marforio, imponente
scultura del I secolo dell’Impero che rappresenta una divinità
fluviale, anche se alcuni la chiamano Oceano, e su questa giacente
statua venivano attaccate le risposte alle satire di Pasquino.
Un dialogo per Interposti marmi.
Ultima, e poco conosciuta tra le «statue parlanti»
è il Babuino dell’omonima fontana.
Qualche anno fa c’era un promettente e giovane disegnatore,
tale Dino Manetta, che rispolverò, con successo, l’uso
di Pasquino per la satira. Con mano furtiva, di notte, collocava
sulla statua le sue mordaci vignette, ora i suoi disegni appaiono
su alcuni quotidiani di Roma.
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