Ogni buon giornalista, per essere credibile, deve esplicitare i conflitti d’interesse. Premetto quindi che l’autrice di questo libro oltre ad essere una delle mie più care amiche è anche una delle persone che stimo di più.
In questo lavoro l’autrice affronta un argomento di attualità e interesse: comprendere come la possibilità di aggregare ed organizzare le informazioni propria della logica ipermediale possa abilitare nuove modalità di fruizione delle opere letterarie. Non si tratta di un problema inutilmente teorico. La costante crescita nella diffusione degli e-book e il rapido aumento del numero di opere oggi fruibili via internet impongono una riflessione approfondita che, per essere svolta, necessita di competenze eterogenee. In queto saggio l’autrice svolge uno studio approfondito di ambiti all’apparenza distinti ma che, nello sviluppo dell’opera, convergono verso un unico obiettivo. L’autrice affronta inizialmente il mondo dell’editoria analizzando come, nel corso dei secoli, gli strumenti tecnologici e normativi abbiano via via offerto nuove possibilità agli autori. Successivamente, l’autrice analizza in modo approfondito che cos’è un ipermedia e quali possibilità offre per l’organizzazione e l’erogazione dei contenuti. Tale analisi non può che contenere uno studio esteso di critica letteraria per integrare le principali posizioni che la comunità internazionale ha maturato nel corso degli anni sulle possibilità di connubio tra ipermedialità ed opere letterarie. La tesi dell’autrice, meditato compromesso tra l’onnipotenza tecnofila e la chiusura preconcetta al nuovo, è che l’ipermedializzazione delle opere letterarie può fornire un valore aggiunto solo se non snatura l’opera originale o l’idea dell’autore, abilita nuove possibilità di fruizione. Non quindi una tecnologia per tutte le occasioni che può essere applicata indistintamente a ogni opera, ma una tecnologia al servizio dell’utente da applicare caso per caso. Quando un’opera si presta ad una trasposizione ipermediale e vengono utilizzati gli strumenti più idonei il prodotto risultante può, a giudizio dell’autrice, fornire un reale valore aggiunto altrimenti irrealizzabile. Per dimostrare la sua tesi l’autrice ha scelto un opera letteraria tra le più note e che meglio si presta ad una ipermedializzazione: l’antologia di Spoon River. Per quest’opera ha ipotizzato e realizzato il prototipo di una nuova opera letteraria derivata, ottenuta ipermedializzando l’originale ed integrandola in un’unica rete con contributi di supporto e di approfondimento utili al fruitore. In tal modo le tesi esposte nel saggio hanno trovato una reale applicazione pratica.
Un’analisi sulla possibile collocazione dell’opera nel mercato editoriale completa il saggio.
Lo stile utilizzato dall’autrice accompagna il lettore nello sviluppo della tesi, senza dare nulla per scontato ma introducendo e spiegando ogni assunto. Vista l’eterogeneità degli argomenti trattati, la scelta è risultata vincente: anche un lettore inesperto può seguire lo sviluppo del saggio senza rimanere spaesato da inutili tecnicismi o da argomentazioni non approfondite. Anche il lettore più esperto può trovare molti spunti di interesse.
L’autrice ha svolto il suo lavoro con la professionalità di uno studioso esperto, affiancando alla severità del metodo l’entusiasmo della sua giovane età. La qualità di questo lavoro e la serietà con la quale è stato svolto non possono che aumentare la mia stima nei confronti dell’autrice. Questo saggio è un “must” per chiunque voglia capire le nuove direzioni della comunicazione, letteraria e non. |
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