Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946 e residente a Roma dal 1975, presenta, con oltre cento opere (dipinti ad olio, disegni, acquerelli, tecniche miste ed incisioni) il suo lavoro degli ultimi trentacinque anni. Gjokaj, dopo aver frequentato la scuola superiore di Belle Arti di Pristina e la Facoltà di Belle Arti di Belgrado, dopo gli studi è giunto a Roma dove ha deciso di vivere e lavorare, mentre il suo paese iniziava ad entrare in un lungo periodo di conflitti. Ma la sua pittura si è sempre tenuta al margine e dei fermenti artistici di Roma e della fisionomia della stessa città. Scrive infatti Enzo Bilardello nella presentazione in catalogo (Ed. Skira): “Mi sono domandato se, oscuramente, Gjokaj non abbia riprodotto il suo mondo d’origine, pur in condizioni decisamente migliori e prospere. Un mondo le cui coordinate sono tre: la terra, il cielo, e la continua ierogamia operata dall’arte… Gjokaj, anche nel luogo più sedimentato di storia e arte, ha potuto trovare un angolo che replica gli orizzonti delle sue origini: terra e cielo… opera dopo opera emerge con chiarezza un universo leopardiano, panico, totalizzante, indifferente alla nostra vicenda personale, con piccoli residui d’idillio, di sogno, di elegia…” Il percorso tra le opere consente anche una analisi dei vari periodi attraversati dall’artista, da una visione più drammatica, caratterizzata da toni molto scuri e da linee spezzate, ad una più rasserenante, con colori più chiari e ritmi orizzontali, sempre molto intensa e profonda. La mostra, organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, è a cura di Carlo Ciccarelli. |