Siamo a Roma. Larissa è una giovanissima e nota (?) poetessa, sposata da sette anni con il coetaneo Leo. E’ stato un matrimonio precoce e precocemente si è esaurito, come esausta è la cultura di riferimento che lo sottende. Depressa, la nostra Larissa riparte da zero, anzi da sottozero, cacciando Leo, assumendo alcool e droghe e concedendosi senza troppa convinzione ad una serie di amanti occasionali, troppi dei quali dimenticano a casa sua lo spazzolino (dopo i colpi di spazzola…). Nel mucchio selvaggio si caratterizzano presto due uomini: Gunther e George. Il primo è un bizzarro allevatore di pappagalli, capace di parlare con la Natura; sorta di Papageno male inurbato, che del flauto magico ha conservato le capacità seduttive. George sembra invece uscito di peso da un film di Wim Wenders: fotografo parigino, è un moderno nomade che fugge da tutto e mai mette radici, lasciando che della madre malata si occupi sua sorella, mentre lui si sposta da una metropoli all’altra. Gunther e George diventano amici e amanti per caso, ma il primo conosceva Leo e ora può dunque amarne la moglie, che peraltro prova con lui sensazioni totalmente nuove. Sullo sfondo, una Roma promiscua, ancora permeata da una cultura di sinistra più ereditata che vissuta: l’ideologia si è fatta movida e il centro storico è degradato a lunapark per alcolisti nottambuli e drogati, dove tutti si accoppiano con tutti, ma senza un progetto. In tanta promiscuità i nostri eroi sguazzano bene, si direbbe campino di rendita. Finché appunto non si legano entrambi a Larissa, e qui la storia inizia finalmente a risalire. Fin dai Cento colpi ho fatto notare la capacità “orfica” dell’autrice, il saper rinascere dalle ceneri come l’Araba Fenice: si parte dal degrado per purificare la materia. In questo caso, l’attrazione fisica diventa passione, energia vitale, dove finalmente dal pulviscolo della materia si agglomera qualcosa di nuovo, l’Amore come forza primordiale, che move il sole e altre stelle… Già, ma come chiamarlo ora? Un accoppiamento può diventar coppia, ma un trio cosa diventa? Una Triade? La Trinità? O si è coppia o si è clandestini e gli equilibri nuovi, come in democrazia, sono stupendi quanto instabili. In più, Gunther e George non sono complementari: sarebbe stato troppo facile. Gunther è passionale ma trash, George è ambiguo, anche sessualmente. Si amano in tre, senza distinzione di sesso, ma nessuno di loro sembra tagliato per l’amore eterno. In più, Larissa sta al verde e neanche può più sfamare i suoi due gatti: infatti il suo editore frega sul peso e le taglia i viveri (senza far nomi…), mentre le riviste pagano poco gli articoli (quando ti dice bene, ndr.). Come se non bastasse, c’è l’irrisolto rapporto con la madre, che vorrebbe anche aiutarla, ma si scontra con le scelte trasgressive della figlia e coi suoi conflitti edipici irrisolti. E’ anche energica, il che in assoluto non è un danno, visto il caos primordiale e pansessuale che trova in casa altrui. Assente come al solito la figura paterna: qui si dice solo che il padre è morto ed ha lasciato alla figlia la casa dove abita.
La trama scorre veloce tra orgasmi, gioia e secrezioni varie, riflessioni filosofiche, descrizioni fisiche e puntuale anatomia del sentimento, con brillanti dialoghi tra i protagonisti e la fauna di contorno. La narrazione è in terza persona e questo favorisce una relativa oggettività nella descrizione degli altri, superando la scrittura narcisistica alla quale Melissa ci aveva abituati. C’è molto spazio per i tarocchi e la divinazione (1). Veloce è il ritmo, frenetici ma gioiosi gli amplessi, pochi i tratti di penna per scene dove invece un romanziere soffermerebbe lo sguardo indagatore. Le scene d’ambiente sono appena abbozzate, anche se chi abita a Roma troverà familiari luoghi e persone. Inutile chiedersi quanto di autobiografico ci sia nel libro: meglio non indagare e ricordarsi invece quanto ha detto due giorni fa Vargas Llosa: abbiamo una vita sola, ma la letteratura ce ne fa vivere centinaia. E questo vale anche per gli scrittori.
La svolta avviene quando Larissa rimane incinta. La situazione diventa realmente imbarazzante (2). A parte l’irruzione della Natura nell’Eden, di chi è il figlio? Gunther e George non son soli; c’è anche Gaetano, un precedente amante macho che ora vive a Buenos Aires e finora era rimasto nell’ombra. Come dirlo ai diretti interessati? Larissa voleva un figlio da Leo, ma costui non ne voleva sapere, né lei l’avrebbe incastrato. Ora lei è felice, ma incerto è il futuro: Gunther e George diventano gelosi uno dell’altro e la tensione aumenta: chi è Gaetano? Si decide dunque di dar fondo ai risparmi e partire tutti per l’Argentina alla ricerca di Gaetano. Lì il trio alloggerà in un ostello a gestione familiare, a dir vero più simile alla location di un film porno: la passion predominante sempre quella resta, stavolta meglio se in comunità. Sia chiaro che le descrizioni sessuali hanno nell’economia narrativa un posto preciso. Sicuramente quest’atmosfera pansessuale e questo esplodere di energia vitale lo capirebbero l’analista Wilhelm Reich o l’esoterico Aleister Crowley, piuttosto che chi pratica il sesso come ginnastica. In più qui si sviluppa in realtà un tema complesso: se il sesso si può condividere, l’Amore è per sua natura esclusivo.
Ma il nodo alla fine si risolverà: al momento dell’amplesso, Gaetano verrà come respinto fisicamente dal corpo appesantito di Larissa. Gli uomi non sono abituati a perdere, per cui Gaetano sparisce dalla scena. Restano Gunther e George. Il primo accetterà con gioia la paternità. In realtà nessuno ha controllato il DNA: semplicemente, a scegliere è stato il corpo di Larissa e Gunther accetta la responsabilità di una nuova vita. Alla faccia del Nobel, Madre Natura il mondo lo manda avanti anche senza provette. Una poesia termina il libro, e solo a quel punto ci ricordiamo che Larissa è anche una poetessa: nel frattempo ce ne eravamo proprio dimenticati. Scherzi a parte, la sessualità è senz’altro la cifra della scrittrice, ma è bene precisare che il sesso è significante. Nella pornografia, significante e significato coincidono; qui invece si parla di esclusività dell’amore (p.140), di rigenerazione (p. 105),; di dolore (p. 160). Il sesso è piuttosto il tessuto connettivo di un discorso più ampio, che bisogna anche saper leggere. Mi viene sempre in mente un verbale della commissione di censura francese che così, negli anni ’30, così cassò il regista di documentari Joris Ivens: “Non possiamo autorizzare la proiezione pubblica in sala dei suoi film perché contengono troppa realtà”.
NOTE
(1) E qui rimane attuale un’intuizione mi pare di Pasolini: l’esoterismo è la Terza Via di chi rimane estraneo alle culture cattolica e comunista, le uniche vere matrici profonde e popolari della cultura italiana.
(2) La parola non è scelta a caso: in spagnolo si dice embarazada di una ragazza incinta. Il termine baraço è originariamente portoghese e si riferisce a un nodo marinaresco. Ma la parola è forse celtica, il che non deve stupire: la marineria portoghese ha sempre trafficato col il nord Atlantico. |
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