Un grande artista può celarsi in chiunque. Di certo lo sapeva bene Wilhelm Uhde, critico e mercante d'arte al quale si deve la scoperta di Picasso, che riconobbe nella più dimessa delle lavandaie il genio. Orfana, devota alla Vergine fino a rasentare il fanatismo, mandata a servizio a dieci anni Séraphine Louis è un dono dimenticato. Dimenticato nei registri del manicomio dove finì miseramente i suoi giorni, dimenticato dalla luce della ribalta che per un attimo parve sfiorarla per poi lasciarla nell'ombra.
Priva di qualsivoglia formazione o di tecnica, Séraphine che canta salmi mentre dipinge con i colori che lei stessa fabbrica (con un metodo che rimarrà sempre un suo segreto gelosamente custodito) rappresenta con la sua arte, purezza, dedizione assoluta e stupore adorante di fronte alla sua musa ispiratrice, la natura. "Classificata" dallo stesso Uhde come appartenete al ramo dei “primitivi moderni” , Séraphine non dimeno dimostra tratti caratteristici del più autentico naïf nell'impeto ingenuo, l'ispirazione popolare, l'approccio informale.
Martin Provost sceglie di raccontare Séraphine attraverso contrasti netti, dati da luce e ombra, bianco e nero. Ancor di più spezza nettamente il film in due parti simmetriche, un prima e un dopo delineati dalla Prima guerra mondiale. Un prima in cui incontriamo una donna di servizio, sciatta e sovrappeso e un dopo in cui scendiamo nella frustrazione dell'artista conscia del proprio talento. Grande merito del regista sta nel non concedere nulla al facile pietismo o al colpo di scena. Ad esempio la narrazione dal momento in cui entriamo nella routine quotidiana di Senlis alla scoperta del talento di Séraphine procede per gradi, svelando come due anime apparentemente inconciliabili possano coesistere nella stessa persona.
Meritata la pioggia di premi per questa biografia e soprattutto per l'interprete, Yolande Moreau in gradi di esprimere la completa inerzia di uno sguardo vuoto e acquoso e l'impeto di follia pagana dell'artista.
Da vedere per ricordare e ripetere che il mondo, questo mondo, ha bisogno di artisti e non di martiri da rimpiangere con lacrime di coccodrillo.
Senlis 1913. Una sguattera, che per una ricca famiglia del luogo svolge le più umilianti faccende domestiche, si rintana nella notte nella sua piccola mansarda. Ha preso del sangue in una macelleria, scavato la terra da un piccolo corso d'acqua, raccolto bacche dai cespugli del bosco. E' una speziale? Una strega che usa quelle sostanze per i suoi riti magici? Niente di tutto ciò, Seraphine è una pittrice, autodidatta, che utilizza la terra, il sangue, le bacche per dipingere i suoi quadri. La vera storia di un'antisignana dell'arte Naif, Seraphine De Senlis.
ROMA CULTURA Mensile di Immagini, Suoni e Scritture
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