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UNA LONTANA AVANGUARDIA

 

Sante Monachesi fa parte di quella generazione di artisti italiani che hanno lasciato un segno importante nel panorama dell’arte del secolo scorso ma dei quali la critica sembra essersi dimenticata. Eppure quello fu uno dei periodi più fiorenti per la nostra arte anche se in una certa misura snobbato dai critici dell’epoca che preferivano guardare soprattutto verso le avanguardie USA. Eppure le anticipazioni, da parte degli italiani, sono molteplici e forse un giorno la storia dell’arte metterà ordine, sottolineando la cronologia, tra i tanti fenomeni d’avanguardia. A Monachesi (1910-1991), nel centenario della nascita, è stata allestita, a cura di Stefano Papetti, una bella antologica presso la Fondazione Roma Museo e con l’organizzazione di Civita. La mostra costituisce un importante momento di riflessione sulla figura di questo artista veramente emblematico del rinnovamento dell’arte del Novecento.
Nato a Macerata, Sante Monachesi aveva frequentato la Scuola d’Arte Professionale e, non ancora ventenne, si era accostato al Futurismo con le strutture “spiraliche” e “diagonali” in pittura e scultura, dando origine la sua personalissima “extra plastica futurista”. Nel 1932 fondava con Bruno Tano e altri il “Gruppo Futurista Umberto Boccioni. Movimento Futurista delle Marche”. Nel 1934, a 24 anni, alla “Esposizione d’arte antica e moderna” di Recanati gli veniva allestita la prima personale. L’anno seguente, in occasione della “Terza mostra interprovinciale del sindacato Belle Arti delle Marche”, Filippo Tommaso Marinetti scriveva di lui: «…si distingue per forti qualità plastiche e per un senso di astrazione calda e commossa». Si intensificava la sua attività espositiva, sia in Italia che all’estero. Invitato all’Esposizione Universale di Parigi, all’Esposizione della Art Department della Columbia University di New York ed alla XXI Biennale di Venezia, nel 1939 era alla III Quadriennale di Roma con la presentazione di Marinetti. Non bastandogli le esperienze pittoriche e scultoree, si appassionava al cinema e, nel 1936, era a Roma per frequentare il corso di scenografia al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Dopo l’esperienza futurista elaborò, negli anni ’40 e ’50, una poetica figurativa attraverso larghi piani cromatici e sintetiche profilature. Risalgono a questo periodo i temi ispirati al suo soggiorno a Parigi nel dopoguerra: Muri ciechi, Parigi, Fiori, Clownesses.
Monachesi viveva d’arte: era Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma; frequentava assiduamente le gallerie; dava vita a performance per denunciare i mali della critica; aprì una galleria d’arte in Via del Babuino; sposò un’artista, Parisella.
Sempre proteso verso la ricerca e affascinato dalle invenzioni e dai traguardi scientifici era disponibile a sempre nuove avventure estetiche. In sintonia con le nuove scoperte sulla materia e sull’energia e con la conquista dello spazio, fondava, nel 1964, il movimento “Agravitazionale” o “Agrà” e ne stilava il primo manifesto. Il movimento era stato preceduto da una lunga rielaborazione teoretica che aveva dato vita all’“Astralismo” (1959) e all’“Istantaneismo, dallo spazio cosmico ai silenzi dell’istantaneità” (1961). L’universo Agrà, profetizzato da Monachesi, è contraddistinto dalla leggerezza e dal senso più ampio della libertà. L’utopia del movimento si concretizzava nella levità delle forme con le opere Evelpiuma. Sempre attento alla registrazione dei fenomeni del proprio tempo e con la sensibilità che lo caratterizzava, Monachesi, proprio con l’evelpiuma realizzò, con Franco Basaglia, un’esperienza all’Ospedale Psichiatrico di Trieste: “legare e sciogliere”. L’esposizione, ideata da Franco Cagnetta negli anni 1977 e 1978, consisteva in una serie di sculture realizzate con fogli di evelpiuma di vario spessore, tagliati e legati con lo spago, a cui furono accostate altre sculture realizzate dal pubblico con gli stessi materiali. L’universo Agrà fu anche presentato a Parigi nella Cappella della Sorbona (1979). Sempre negli anni Sessanta realizzava sculture in metacrilato fosforescente. Ed ancora creava le “Colonne della vita”, contenitori cilindrici trasparenti con all’interno oggetti della più varia natura…. cose che si sarebbero viste molti anni dopo.
Nella mostra romana sono presenti, tra l’altro: le piccole sculture in gesso degli anni ’30 che vennero poi fuse in alluminio ed ingigantite nel 1958; Parigi; ritratti; nature morte…. Infine di grandissimo impatto sono le due sale riservate rispettivamente alle sculture in perspex ed alle sculture in gommapiuma pendenti dal soffitto.
L’attualità di Monachesi è nel gusto continuo per la sperimentazione e nella personale proiezione verso un futuro radioso e leggero, retaggio della giovanile adesione al Futurismo. La sua visione vitalistica è ancor oggi una lezione di ottimismo di cui l’umanità ha particolarmente bisogno.

18 ottobre 2010
Stefania Severi

Informazioni:

SANTE MONACHESI
Dal 21 settembre al 24 ottobre 2010

Roma
Fondazione Roma Museo
via del Corso 320
tel. 06/6786209

Orario: dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 20.00

Ingresso: intero Euro 6,00


www.fondazioneromamuseo.it/

 

 

 



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