I “tagli” in questione non si riferiscono ad una scelta politica per far tornare i conti italiani in un periodo difficile, senza intervenire sui veri privilegi e non esalta solo l’impegno di Lucio Fontana, ma è una mostra che correla la sua arte alla creatività del secolo, prendendo spunto dalla presentazione del grande soffitto “Ambiente spaziale con tagli” che l’artista italo-argentino realizzò nel lontano 1960 per la casa milanese dell’ing. Antonio Melandri.
Si parte dalla cultura secessionista di Klimt, ripresa dal divisionismo e poi dal futurismo di Balla, i cui tagli compositivi già preludono alle deflagranti aperture del secondo dopoguerra, per passare attraverso l’unicità delle preveggenze di Schwitters, alle certezze assolute di Mondrian, all’introspezione luminosa di Giacometti, allo sfondamento della materia di Moore, per proseguire con le masse bianche di Arturo Martini e i vuoti del marmo di Adolfo Wildt. Segue la creatività mobile di Calder e le realizzazioni di Pascali, sino ad una riflessione sul momento culturale milanese ispirato da Fontana e ai suoi strascichi nelle opere di Turcato, Burri, Accardi e Mochetti. |
|
|