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UN PROMEMORIA SUL MONDO IN CONFLITTO

Periodicamente l’organizzazione Medici Senza Frontiere pubblica un rapporto sulle Crisi dimenticate. Non solo conflitti e guerre che spesso hanno un comune denominatore: sopraffare l’avversario e cancellarne la presenza, ma anche le carestie o i terremoti.
Nel 2009 Medici Senza Frontiere ha pubblicato, per la prima volta, il rapporto in forma di libro (Marsilio Editori), con il titolo “Le crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2009”. Un rapporto basato sull'analisi che l'Osservatorio di Pavia ha realizzato in base allo spazio che i TG dedicano alle crisi. Un'occasione per MSF di sostenere anche la campagna di sensibilizzazione sulle “Crisi dimenticate” con l’obiettivo di dare vita, per la prima volta, ad alcune mobilitazioni per coinvolgere l’opinione pubblica. La campagna viene diffusa dal nuovo sito www.crisidimenticate.it dove sono disponibili i materiali per dare vita alle azioni di mobilitazione. Una campagna, realizzata grazie alla collaborazione con l'Istituto Europeo di Design di Milano, necessaria per i conflitti che in Africa coinvolgono i bambini come vittime e carnefici, ma grazie alla recente dichiarazione firmata ad N’Djamena, da parte 6 dei 9 partecipanti (Camerun, Centrafrica, Ciad, Niger, Nigeria, Sudan) a “mettere fine ad ogni forma di reclutamento dei bambini nelle forze e nei gruppi armati e a garantire che nessun ragazzo di età inferiore ai 18 anni prenda parte, direttamente o indirettamente, alle ostilità”, è un contributo alla pacificazione. Lasciando gli altri 3 partecipanti (Repubblica Democratica del Congo, Liberia e Sierra Leone) liberi di negare l'infanzia a migliaia di bambini e che va ad aggiungersi all'elenco delle piaghe del Continente: scarsi finanziamenti per la lotta all’AIDS; le condizioni drammatiche per le popolazioni del Sudan; i fondi inadeguati per la malnutrizione; i civili intrappolati nella morsa della violenza in Somalia, l’accesso alle cure per i civili è estremamente difficoltoso.
Alcune dell'emergenze, causate dalla bellicosità e l'ingordigia dei governanti corrotti, l'Africa li condivide con altri luoghi del Mondo (Sri Lanka, Yemen, Pakistan, Afghanistan, Iraq, ex-Repubbliche Sovietiche), altre, di pura negligenza umana, vedono la natura a infierire con uragani tropicali, frane alluvionali, terremoti e tempeste monsoniche l’Asia come l’Americana Latina, mentre altre covano nel silenzio della distrazione generale.
Porre sotto l’attenzione dei media i popoli meno fortunati di altri può essere la differenza tra il vivere e il morire.
Ora a questi nefasti periodici elenchi, di disgrazie e sciagure, viene a dare man forte, per non dimenticare, l’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo, a cura dell’Ass.ne Culturale 46° Parallelo e Ass.ne Ilaria Alpi, con un sito (www.atlanteguerre.it/ - www.46parallelo.org) e una pubblicazione annuale per avere l’opportunità di non trascurare ciò che l’informazione non sempre si ricorda. Oltre alle guerre in Africa non si sono assopiti gli “attriti” nell’ex-Yugoslavia o nel Caucaso, nelle Repubbliche centro asiatiche ex sovietiche o tra i cinesi Han e le minoranze musulmane degli Uiguri nello Xinjiang o le popolazioni tibetane, ma anche le persecuzioni della minoranza cristiane dei Montagnard in Vietnam o le diverse popolazioni che vengono spinte in zone sempre più impervie del sud-est asiatico, tra la Thailandia, la Birmania, la Cambogia e il Laos. Senza trascurare le pseudo repubbliche come la Transnistria, covi veri e propri covi malavitosi, come il Montenegro a l’Albania di qualche anno fa.
Una cinquantina tra guerre e conflitti, più o meno dichiarati o pronti a sfociare in confronto armato, per le risorse naturali, dal petrolio al riso, o per rendere “omogenea” la popolazione di un territorio con pulizie etniche, ma anche per la penuria dell’acqua o gli equilibri mentali di boss locali.
Signori della guerra strumentalizzati dalla finanza occulta, crisi fomentate per interessi finanziari, supremazie culturali o religiose, sgarbi tribali e inimicizie di vecchia data, sono solo alcune delle possibili motivazioni per trasformare un luogo ameno in un inferno.

 

30 giugno 2010
g.l.
 


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