UN RICORDO DEL LAZIO ARCADICO

Per un millennio e mezzo, dalla fine dell’Impero Romano agli inizi del ‘900, Roma fu circondata da Un ricordo del Lazio arcadico Per un millennio e mezzo, dalla fine dell’Impero Romano agli inizi del ‘900, Roma fu circondata da un deserto verde o giallo a seconda delle stagioni; un mare d’erba punteggiato da rocce, da radi alberi, di antiche rovine si estendeva a nord fino a Civitavecchia, ad ovest al mare, ad est alle cittadine di Monterotondo e Mentana dove iniziava la Sabina mentre a sud c’era l’enorme spazio vuoto della Pianura Pontina percorso solo d’inverno da allevatori e radi agricoltori, regno del silenzio e della malaria; sulla costa i centri abitati di Nettuno, Sperlonga e Terracina, nell’interno sui Monti Lepini Sonnino, Sezze, Priverno. Nel territorio vagavano allo stato brado bufali neri e bovini bianchi dalle lunghe corna ricurve sorvegliati da pittoreschi butteri, abilissimi cavalieri che sconfissero i cow boys del circo che Buffalo Bill condusse a Roma nel 1890. Poi agli inizi del ‘900 sull’immota Campagna Romana si abbatté il progresso; ampie zone furono bonificate e “redente” le terre messe a coltura, costruite case e città e, soprattutto negli ultimi cinquanta anni, una soffocante antropizzazione ha devastato coste ed interno distruggendo un territorio fascinoso e povero, a volte squallido, a volte pericoloso riempiendolo di case, di porti, di ferrovie, di strade, di elettrodotti; il prezzo del progresso. Unici lembi salvati il Parco del Circeo e due zone gravate da servitù militari, il poligono di Monte Romano nel Viterbese e quello di Torre Astura a sud di Nettuno. La Campagna Romana era un luogo dove si viveva con fatica e dolore ma aveva un suo fascino che attrasse nei secoli letterati ed artisti; innumerevoli le descrizioni dei suoi vari aspetti da parte di poeti e scrittori colpiti dal suo aspetto selvaggio, dal silenzio, dai ruderi. Anche molti pittori ne ritrassero gli aspetti più pittoreschi e segreti e ben 130 dei loro dipinti, opera di una novantina di artisti, sono ora in mostra al Vittoriano a cura dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma. I quadri tutti provenienti da collezioni di privati o di antiquari ripercorrono oltre tre secoli di pittura avente come soggetto ispiratore la Campagna Romana anche nei suoi aspetti più compenetrati con la città. La mostra è ospitata in varie sale che scandiscono il percorso; si inizia con le opere di alcuni bamboccianti, gruppo di pittori di origine nordica operante nella prima metà del ‘600 che si specializzò in opere di piccolo formato avente per soggetto scenette di genere ambientate in ambiente cittadino o campagnolo, si passa ad un bel quadro di Peter Roos, più noto come Rosa da Tivoli, pittore di paesaggi pastorali per giungere a deliziosi piccoli dipinti settecenteschi di Paolo Anesi contraddistinti da linee dolci e colori tenui: Cospicua la presenza di pittori del Grand Tour, professionisti e dilettanti, che si cimentavano con immagini della Campagna con particolare attenzione ai ruderi romani, ai laghi, agli armenti; al secondo ottocento appartiene una serie di dipinti opera, tra gli altri dei Coleman, padre e figlio che dipingevano grandi bufali al lavoro o al pascolo, di Pio Joris, di Roesler Franz, di Caffi, di Corrodi con un tratto che ricorda gli impressionisti. Due sale espongono numerosi quadri che ritraggono donne nei vari costumi, riprodotti anche su tre manichini con abiti femminili di Anzio e Nettuno, ed altri con i “briganti” con ciocie, cappelloni e trombone. Si arriva all’inizio del novecento con gli artisti dei XXV della Campagna Romana, associazione di pittori nata nel 1904 con lo scopo di promuovere la pittura di paesaggio dal vero; ci sono quadri di Ettore Ferrari, Enrico Coleman, Onorato Carlandi, Giulio Aristide Sartorio tutti tesi a registrare su tela le ultime immagini della Campagna prima che scomparissero. L’esposizione si conclude con dipinti di Francesco Trombadori, Carlo Levi, Carlo Quaglia che interpretano i paesaggi con l’occhio e lo stile della Scuola Romana degli anni Trenta. Le ultime opere, di Giulio Turcato, Ugo Attardi, Valeriano Ciai stridono un po’ con il resto dei quadri in mostra ma rappresentano un ultimo sottile legame tra i pittori che per secoli hanno amato e illustrato la Campagna Romana.

Roberto Filippi

Info

LA CAMPAGNA ROMANA
DAI BAMBOCCIANTI ALLA SCUOLA ROMANA

Dal 23 gennaio al 14 febbraio 2010

Roma
Complesso del Vittoriano
via San Pietro in Carcere
tel. 06/6780664

Orario:
da lunedì giovedì
dalle 9.30 alle 19.30

Ingresso: libero


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