UNO SGUARDO RIVOLTO AL PASSATO
Questo invito fu una sorta di credo per un gruppo di pittori inglesi che nel 1848 si riunirono in una associazione che si chiamò “the Preraphaellite Brotherhood” riunita intorno al poeta, pittore e critico d’arte John Ruskin. Il programma del gruppo aveva molto in comune con analoghi movimenti artistici europei come i “nazareni” tedeschi, che operarono per lo più a Roma, ed i “puristi” italiani; aspirazione di questi gruppi era il tentativo di ricondurre l’arte alla purezza dei “primitivi” e tali consideravano gli artisti italiani operanti a cavallo tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. A loro si rifacevano sia per la dimensione artistica che per quella morale, in quanto la religiosità ed il misticismo medioevale erano contrapposti all’edonismo paganeggiante del pieno Rinascimento.
I Preraffaelliti si caratterizzarono anche per problematiche di carattere sociale reagendo alle concezioni positivistiche della loro epoca ed al capitalismo rampante, rimpiangendo il lavoro artigianale e manuale in netto contrasto con la produzione in serie che si stava sviluppando e tendendo a far penetrare l’arte nel vivo della società mescolandola alla vita pratica. I Preraffaelliti più noti furono Dante Gabriel Rossetti, di origine italiane, John Everett Millais, William Holman Hunt, Ford Maddox Brown, Edward Burne-Jones; in loro si manifesta, in varia misura, l’ispirazione dalla pittura italiana del Primo Quattrocento con i suoi colori tersi e le linee nette e preziose. Queste loro caratteristiche non furono all’inizio valutate positivamente dai critici e dal pubblico che non apprezzavano, in contrasto con l’allora imperante pittura accademica, la vibrante religiosità, i colori chiari e brillanti, la minuziosa resa dei particolari ma poi si affermarono nel gusto della borghesia inglese e come canone estetico durarono per anni anche se in seguito i buoni sentimenti finirono, nei tardi epigoni, in un facile patetismo. Nume protettore e ispiratore dei Preraffaelliti fu John Ruskin che gettò le basi su cui si mosse l’ispirazione degli artisti, a sua volte fu pittore, scrittore, infaticabile viaggiatore; innamorato dell’Italia e della sua arte fu molto sensibile al fascino della poesia di Dante che fornì molti spunti per i dipinti dei Preraffaelliti. Il Ruskin spinse inoltre molti giovani artisti a recarsi in Italia per riprendere sia il paesaggio naturale, così diverso da quello inglese, che le opere d’arte di ogni genere quasi per fermare il tempo nel timore che il progresso recasse danni irreparabili. Da parte sua dipinse varie serie di acquarelli che riproducevano quanto da lui ammirato nei suoi viaggi in Italia.
L’intenso rapporto tra i Preraffaelliti ed i pittori italiani del primo Quattrocento viene significativamente esposto in una mostra che si terrà a Ravenna ed in autunno ad Oxford. La mostra contiene oltre centocinquanta opere che ripercorrono la pur breve storia della “Brotherhood” ed illustra il rapporto, quasi amoroso, che legò gli artisti ai loro colleghi italiani di quattro secoli prima. Dei “primitivi” sono esposte una quindicina di opere tra cui due tempere su tavola del Beato Angelico, un olio su tavola del Perugino e due tavole di Taddeo di Bartolo; il resto delle opere in mostra, oli, acquarelli, acqueforti, incisioni, è suddiviso in varie sezioni che esaminano l’attività degli artisti e i vari momenti in cui si è articolata la loro opera. Si passa dallo studio dell’influenza che ebbe sui Preraffaelliti la letteratura medioevale italiana, in specie la Divina Commedia, per esaminare poi il rapporto con artisti italiani operanti tra la seconda metà del Trecento e la metà del secolo successivo, per ammirare i tanti acquarelli del Ruskin e giungere infine a dipinti di Nino Costa, pittore garibaldino romano, che in una parte della sua vita artistica fu legato ad un movimento chiamato Scuola Etrusca affine ai Preraffaelliti. Conclude la rassegna un nutrito nucleo di opere, di varia tecnica, di Edward Burne-Jones, forse il più noto del movimento, che a Roma ha lasciato una sua splendida opera, un vasto ciclo di mosaici che ornano la chiesa Anglicana di San Paolo a via Nazionale.
La mostra ha il merito di riscoprire in un panorama ottocentesco dominato dalla pittura francese, un gruppo di artisti poco noti fuori dell’Inghilterra rivalutandoli ed inserendoli nel loro contesto artistico e storico.
La mostra è stato organizzata in concorso tra il Museo d’Arte della città di Ravenna e l’Ashmolean Museum di Oxford e finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Roberto Filippi
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