LE INQUIETANTI BUONE MANIERE DI UN AUTORE BRITANNICO
Si sente subito quando un libro è scritto da un autore inglese e non americano. Sebbene questo sia certamente un romanzo che si rivolge al grande pubblico, ha una cupezza e un filo di disperazione che i libri dei grandi autori popolari americani, come Grisham e Scott Turow, non riusciranno mai a raggiungere. Anche il modo in cui è scritto ha una complessità diversa, che in qualche punto lo rende meno scorrevole – in particolare le prime trenta-quaranta pagine, sono forse troppo lente – ma che d’altra forse lo rende più interessante per un pubblico europeo. Le Carré ha una grande capacità di dipingere i suoi personaggi attraverso il lato oscuro delle loro passioni e paure: Justin Quayle, diplomatico britannico in Africa, la cui moglie è stata misteriosamente assassinata nel deserto mentre viaggiava insieme ad un medico di colore, spinto dai rimorsi e dalla gelosia, inizia una ricerca che lo porterà a scoprire la terribile rete di interessi delle compagnie farmaceutiche in Africa, mentre sullo sfondo si muove a passi felpati un’Inghilterra vecchia, fatta di buone maniere e di vizi occulti. Ed è proprio la calma britannica con cui Le Carré scrive, quel tono sommesso, privo delle accelerazioni improvvise dei romanzi americani che rende questo libro, nel suo genere, tanto più inquietante di altri. Un romanzo con un forte intento politico, che svela un quadro denso di orrore. Un meccanismo che è impossibile da infrangere appiccicandoci in fondo un lieto fine, perché questo non è un libro americano, ma è un libro di un autore delle vecchia Europa.
Marta Baiocchi
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