wolfmother: cosmic egg
Nella simbologia sulla cosmogonia l'uovo cosmico rappresenta il nucleo universale che custodisce il seme della creazione. Tema ricorrente in quasi tutte le religioni orientali, ma presente anche nei culti africani, l'uovo della creazione è stato "adottato" anche dagli astrofisici negli anni 30 con l'introduzione della teoria del Big Bang sprigionato da un nucleo primordiale. Decisamente calzante questo simbolo per un album dai toni epici misticheggianti.
Naif e anacronistici come i White Stripes o The Mars Volta, gli australiani Wolfmother capitanati dal riccioluto chitarrista Andrew Stockdale arrivano al secondo lavoro in studio dopo un massicio restyle della formazione. Grazie alle solite inevitabili "divergenze artistiche" il bassista Chriss Ross e il l batterista Myles Heskett hanno lasciato il campo ad chitarrista Aidan Nemeth alla chitarra, il bassista-tastierista Ian Peres al basso e Dave Atkins alla batteria, mentre in produzione arriva Alan Moulder, che ha nel suo portfolio calibri come Jesus And Mary Chain, Placebo, Smashing Pumpkins, A perfect circle e Nine Inch Nails. Il risultato è un lavoro più "muscoloso" e per certi versi meno immediato del debutto omonimo. Se infatti manca il pezzo trascinante alla "Joker and the thief" o "Love train" d'altra parte i riff serrati di "New mon Rising" o "California Queen" contribuiscono a creare un suono più ruvido e vissuto rispetto all'esordio. La presenza di Moulder si fa sentire in gusto per la psichedelia che riecheggia soprattutto in "Pilgrim" e "Far away", ma innegabilmente il padrone del vapore è Stockdale che si conferma cocciuto nella sua adesione al rock seventies e se Jack White si è ribattezzato "fascista dell'analogico" allora Stockdale è a buon diritto il commeinista dello stoner rock. Bello il blues della title track e divertente il controtempo di "White Feather", mentre si respira un'aria da Sg.Pepper in "In The Morning" che forse appare proprio per questo il brano più anomalo rispetto alla compattezza a ranghi serrati delle altre track. Che Stockdale fosse un eccellente chitarrista si era già capito all'esordi, qui c'è da rilevare una maggiore cura alle parti vocali che raggiungno registri alti senza cadere nel falsetto. Un talento notato anche da un mostro sacro come il chitarrista col cilindro - e il defibrillatore aggiungiamo noi - Slash che lo ha chiamato a corte per il suo annunciato album in uscita ad aprile in cui effettivamente sembra abbia partecipato mezzo mondo. Per qunati invece vogliano godersi la formazione al completo, i Wolfmother torneranno ad esibirsi in Italia il 6 luglio prossimo Heineken Jammin Festival suggestivamente ambientato quest'anno a Venezia. Ci vediamo sotto il palco!
CP
|