PRECARIATO DISOCCUPATO

 

Quando l’ISTAT ora afferma che in Italia il numero dei disoccupati è aumentato perché è aumentato il numero delle persone che cercano lavoro, leggere questo libro è un dovere sociale. Scritto da un giovane e robusto americano nato scozzese, è stato già tradotto in francese e in tedesco. Perché sia diventato un libro di culto, non ci vuole molto per capirlo: dopo averlo letto d’un fiato, ormai anch’io guardo con occhio diverso l’alieno che ti accoglie in discoteca, la coppietta che si tira dietro il carrello con inutili pagine gialle da distribuire, le hostess di congresso, l’antennista improvvisato che sfrutta all’osso il passaggio al digitale terrestre, l’immigrato che vende i quotidiani ai semafori, le ragazze dalla voce suadente e semidialettali dei call center, i galoppini delle immobiliari e chi più ne ha più ne metta. Per i lavori precari ci siamo passati tutti, si dirà: Solo che quella che era prima una transizione verso la maturità, ai tempi della globalizzazione diventa una condizione permanente. Alla fine, come i nomadi, troppo o troppo poco s’impara da esperienze prive di una vera continuità, senza contare il rischio di incidenti sul lavoro. E infatti l’autore ora si taglia con i coltelli di cucina, ora schizza in giro ettolitri di gasolio da riscaldamento. Il tono del libro è in realtà ironico, strafottente. Del Sogno Americano resta comunque l’ottimismo, pur condito di umorismo nero: la dinamica sociale è ormai bloccata e non si accumula mai la massa critica per sfondare. Di lavori e lavoretti l’autore ne cambia una quarantina (attualmente fa il falegname, così recita la sua nota biografica) e alla fine sappiamo tutto sui trucchi e sulle “fetenzìe” di schiavi e padroni. Presto lo schiavo impara a rubare e il padrone stranamente lo licenzia sempre a un giorno dall’inizio della copertura assicurativa. In realtà lui non è affatto un lavativo, tant’è vero che accetta di lavorare anche a bordo di una nave officina in Alaska, dove immigrati e americani razzisti spolpano, lessano e inscatolano granchi giganti per il mercato giapponese. Lavoro condottoo in condizioni di vita durissime e antigieniche, in cui il famoso Melting Pot ogni tanto degenera in rissa. Meglio ne escono i suoi compagni di lavoro, molti dei quali accettano tutto perché non possono scegliere: il giovane pescatore italiano con la moglie incinta, gli immigrati sulla nave in Alaska, più tutti quelli che sfruttano l’ultimo arrivato ma si sentono sempre in dovere di dargli tutti i consigli per sopravvivere, ma sono nel profondo contenti che tocchi sempre a un altro. E alla fine del libro, il pensiero finale è uno solo: ma da noi va davvero meglio?

Marco Pasquali

Ammazzarsi per sopravvivere -Le infinite fatiche di un precario americano
Titolo originale
A working stiff's manifesto
Autore
Iain Levison
Edizioni

Socrates

Pagine
160
ISBN
978-88-7202-035-7
Prezzo di copertina:
Euro 10,00
Descrizione:

Dal giorno della laurea in lettere Iain Levison ha cambiato 42 lavori in 10 anni, il tempo delle illusioni è finito, il lavoro che credeva di poter avere non c'è, la famiglia è un'illusione, i figli pura utopia. Allora a cosa serve la laurea? A niente. Da questo disincanto Levison tira fuori un libro-denuncia autobiografico, provocatorio e divertente, a tratti ingenuo ma veemente come è giusto che sia un'opera prima.


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