Diario tra Due Mondi:
Da Buenos Aires una serie d’impressioni di chi vive parte del suo immaginario tra due continenti e due culture.
recuerdo aquella vez que yo te conoci..
recuerdo aquella tarde pero no recuerdo ni cuando te vi..
pero si te dire que yo me enamore.. de tus hermosos ojos y tus labios rojos que no olvidare..
toma esta cancion callada
alma, corazon y vida..
esas tres cositas nada mas te doy
como no tengo fortuna esas tres cosas te ofresco
alma, corazon y vida.. y nada mas
alma para conquistarte
corazon para quererte
y vida para vivirla junto a ti ...
da Alma corazon y vida
http://www.youtube.com/watch?v=JO0rxIEgIJw
http://www.youtube.com/watch?v=y-QZg_VUeSg&translated=1
La Buenos Aires dei palazzi francesi, dei quartieri chic o pittoreschi, delle milonghe e dei tango show è una Buenos Aires presente in tutte le riviste di viaggio e descritta da ogni tipo di penna.
Questa Buenos Aires la conosco anch’io, tanto da affittare un appartamento in Recoleta per sentirmi un po’ più protetta. Ma c’è una Buenos Aires più nascosta, invisibile, che si respira ad ogni angolo: è nell’aria, l’aria buona di questa città. Come spiegare? Posso menzionare dei piccoli dettagli che riempono la mia quotidianità a volte solitaria: il sentirmi guidata dagli autisti dei coletivos che mi avvisano quando scendere, perché molto spesso non riconosco bene i barrios e chiedo loro delucidazioni; il piacere di contare sui chioschi per strada, aperti a qualsiasi ora del giorno e della notte, che lasciano appesi gli accendini a delle catenelle per i passanti che vogliono fumare.
In questa città c’è una dimensione di solidarietà e di accoglienza che nasce dalla consapevolezza che siamo in molti a popolare questo mondo e che a tutti succede qualche cosa. Trovo apertura e una comprensione accompagnata a semplicità, perché in fondo è semplice il fluire della vita. Diversamente, la percezione che si ha in Italia, e in Europa in generale, è che siamo incanalati in un percorso quotidiano prestabilito e barricati in cliché sociali ormai vuoti di significato, e che ci ritroviamo a vivere in una forma di autismo che esteriormente è avvertito come cieco individualismo narcisistico!
La naturalezza tutta porteña dei sentimenti quali l’amicizia, la solidarietà, la lealtà, senza dimenticare il tango con la sua nostalgia, sono rappresentati benissimo nel film Il Bar El Chino. Ho amato molto il film, perché io sto vivendo realmente tutto questo ed è per questo che ho scelto Buenos Aires.
Il film mi ha stimolato ad andare a conoscere dei luoghi nuovi per me: ho passeggiato nel quartiere di Pompeya e sono stata nel Bar El Chino o in quello che è rimasto del Bar dei bei tempi, in cui le persone del barrio bevevano, cantavano e condividevano senza far caso a differenze (sociali, economiche, etniche etc). Il propietario e sua moglie “macanudi” mi hanno accolto come se avessi frequentato da sempre il loro locale, che oramai è aperto solo in occasione di eventi.
Si, lo so, molti temi si vanno intrecciando ma è difficile dividerli; sono tutti figli di un'unica madre: la vita.
La vita cantata dal tango, la nostalgia dell’emigrante: quel tic tac che fa il cuore tra due luoghi, quello di origine e di destinazione……
Non importa da dove si parte o dove si arriva: il sentimento è lo stesso; quando si è vissuto per molto tempo in due luoghi vi si lascia il cuore e si ha una sensazione di sradicamento in entrambi. Non userò parole rubate da un libro di psicologia per descrivere lo sradicamento; userò le parole sagge e semplici di un uomo di barrio intervistato nel film Il Bar El Chino: es un dolor, que no es natural por eso no se cura, por eso no tiene paz …no tiene consolacion…es imposible suplir con algo ….imposible sostituir el amor!. "è un dolore, ...che non è naturale ..per questo non si può curare e per questo non trova pace....non c'è consolazione ...non può essere sostituito con altro perché è impossibile sostituire l'amore".
Per questo quando mi riconoscono come Italiana, tutti quelli che hanno avuto un nonno, un genitore italiano si fermano e parlano con me…… in eredità hanno ricevuto, oltre all’amore originario del loro concepimento, quella nostalgia del luogo lontano da cui provenivano i loro genitori o progenitori.
Nel film si parla anche della grande crisi che ha vissuto Buenos Aires nel 2001. La dignità che ho visto in questo paese, questa proprio non so descriverla….posso dire però che io, dalla maggior parte delle persone che ho incontrato, sono stata accolta e aiutata, ho ricevuto da tutti, e spero che in qualche modo ho potuto ricambiare come il cuore mi dettava.
Certamente, come tutte le grandi metropoli, Buenos Aires vive i suoi problemi, che sono ben dettagliati su tutti i quotidiani e dei quali non ho voglia di parlare, anche perché non ho sperimentato o vissuto direttamente. Ma la ricchezza umana, spirituale e artistica alla quale mi sono abbeverata, quella l’ho vissuta e la vivo tuttora con grande gratitudine. |