Una persona su sei soffre la fame. Non è un gran numero: uno vive nella carestia, mentre degli altri cinque solo una minoranza conosce l’abbondanza. Ma quando la singola unità si traduce in un miliardo su sei che popolano il Pianeta, entro il 2025 saranno 8 miliardi, è una cifra che trova tutta la sua drammaticità su due enormi teloni calati, da oltre un anno, sulla facciata dell’ex Ministero delle Colonie, ora sede della Fao (www.fao.org), in viale Aventino, con la campagna "I’m Mad as hell!".
Un “inferno” per un miliardo ben evidenziato, in italiano e in inglese, per ricordare a ogni persone che alza lo sguardo dal marciapiede verso l’edificio di travertino e vetri che c’è oltre un miliardo di persone che soffrono la fame, mentre in Italia si butta sei milioni di tonnellate all’anno di cibo, quanto ogni anno consuma un Paese come la Spagna, che deperiscono prima di arrivare al consumatore o viene dimenticato nelle dispense italiane.
Il pingue “Occidente” spreca il cibo, mentre il “Sud” del Mondo ne soffre non solo per la sua carenza, ma anche per quello dell’acqua e poco può fare anche il Pam (Programma Alimentare Mondiale - World Food Programme - www.wfp.org), che come la Fao cerca di combattere la fame nel Mondo. Due organizzazioni elefantiache che non dimostrano una brillante capacità gestionale dei fondi a loro disposizione.
Organismi internazionali inadeguati a combattere la fame nei paesi africani e asiatici oltre che sudamericani, dove oltre un miliardo di persone non conosce il dietologo, ma avrebbe bisogno di aiuti per sviluppare le singole agricolture e non direttive delle multinazionali per stravolgere l’habitat.
Un “Sud” del Mondo presente anche nei Paesi prosperi ed ecco che in Italia si contano i suoi cittadini poveri, non quelli extra italiani, per scoprire che nel 2009 in Italia le famiglie in condizioni di povertà relativa erano 2 milioni 657 mila e rappresentavano il 10,8% delle famiglie residenti; si tratta di 7 milioni 810 mila individui poveri, il 13,1% dell’intera popolazione. Lo rende noto l’Istat precisando che la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona, che nel 2009 è risultata di 983,01 euro.
Una povertà che rende precario ogni equilibrio, diffondendosi nell’Italia meridionale, contando che una famiglia su cinque non può curarsi e non può pagare il riscaldamento, trovandosi, secondo il rapporto SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno - www.svimez.it), a rischio povertà.
La povertà è contagiosa come una malattia e come tale si evita di frequentare chi è in disgrazia, esorcizzando le nostre paure per un futuro di stenti e nell’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, promosso dall’Unione europea (http://www.2010againstpoverty.eu/?langid=it), si scopre che il 17% della popolazione in una delle aree più ricche al mondo, l’Europa, dispone ancora di risorse limitate e non riesce a soddisfare le proprie necessità primarie. Una povertà che a Roma si può quantificare con il crescente numero di persone che frequentano le mense della Caritas o della Comunità di Sant’Egidio, dell’Esercito della Salvezza o del Centro Astalli, ma anche con la visibilità di indigenti senza fissa dimora.
Non sono solo stranieri, ma anche italiani ai quali la pensione o lo stipendio non sono sufficienti. Hanno un appartamento e curano il loro aspetto, ma la loro condizione è rilevata da un polsino liso o dal bastone, per aiutarsi nel camminare, alquanto malconcio.
Povertà e la carenza dell’acqua è lo scenario di E poi la sete, ultimo libro di Alessandra Montrucchio (Marsilio), in un futuro prossimo la catastrofe climatica, con la terra in gran parte desertica, un Paese europeo con le risorse idriche privatizzate e l'acqua, ormai più preziosa del petrolio, unità di misura per evidenziare la differenza e la distanza tra ricchi e poveri, sani e ammalati, vivi e morti.
Un ambiente arso, sporco, assetato ed eternamente in guerra dove si incrociano i destini di Sarah, medico e figlia del presidente dello Stato che sta per essere rovesciato da una congiura interna, e Gaël, un tossicodipendente di quindici anni, figlio del giornalista che potrebbe smascherare le bugie del regime. Una donna e un ragazzo che dovrebbero essere nemici e invece cercheranno, insieme, di sopravvivere a quattro giorni di caos e violenza, catapultati in una corsa contro il tempo per salvarsi da chi combatte per il controllo della città e per raggiungere una fonte d'acqua potabile. Prima di morire di sete. |