Departures un film girato con la sensibilità e delicatezza tutta giapponese da Yojiro Takita; vincitore del Premio Oscar 2009 come miglior film straniero è uscito nelle sale italiane ad aprile 2010 ed è stato poco pubblicizzato, come spesso succede a quelle pellicole in cui l’azione si intreccia con una poetica simbolica poco commerciale anche se comprensibile a molti.
In Departures il protagonista nelle sincronicità degli eventi che si propongono nel suo quotidiano effettua scelte che gli permettono di recuperare il senso del suo vivere e della sua storia.
Paradossalmente egli intraprende il suo percorso di rinascita scegliendo per problemi economici di ritornare al paese di origine, dove per un equivoco sul termine “Departure” inizia a lavorare come Thanato-esteta, occupandosi quindi di coloro che “partono” per l’ultimo viaggio.
Nella tradizione giapponese, il nokanshi è il maestro di deposizione della bara, cioè colui che prepara il defunto tramite la pulizia del corpo, il trucco del viso e la vestizione, ridonandogli l’immagine che aveva in vita e togliendo quindi almeno esteriormente i segni della morte.
Ed in questo senso il Thanato-esteta, nella cerimonia che celebra, ricompone il defunto con l’aiuto dei familiari, diventando strumento dell'ultima delicata riconciliazione dei parenti con il defunto.
Recuperare l’immagine che evocava la persona, il messaggio d’amore di una vita, al di là di qualunque incomprensione, permette che il dolore si trasformi nell’accettazione del distacco, visto come inevitabile ritorno all’origine.
Il protagonista supera i preconcetti combattendo la qualificazione macabra e tetra che gli viene attribuita da coloro che non sono stati coinvolti in lutti importanti o non hanno sperimentato il rito come possibilità di riconciliazione interiore, e nella sua attività pian piano recupera i ricordi perduti dell’infanzia vissuta con la madre, e il piacere di suonare il violoncello e la musica preferita dal padre che lo aveva abbandonato quando era bambino.
Di nuovo il destino gli pone una scelta che non potrà ripetersi nel suo percorso: occuparsi delle spoglie del padre e rivedere il volto di cui aveva perso la memoria.
Ed è proprio in questa possibilità di aprire quella porta interiore del suo doloroso capitolo di vita che scopre, in una cerimonia che questa volta celebra per se stesso, che a volte non è necessario comprendere i perché, ma solo sentire l’amore nel modo che l’altro è stato capace di donarci.
Una pellicola curata nei dettagli, commovente ma anche fresca e divertente, con immagini apparentemente semplici ma molto evocative.
Un film da non perdere. |