E' singolare che sia stato questo Robin Hood di Ridley Scott ad aprire il Festival di Cannes, al punto che lo stesso regista ha spiritosamente commentato che c'era da chiedersi se gli organizzatori del Festival avessero realmente visionato la pellicola prima di selezionarla.
La singolarità della scelta sta nel fatto che un Festival trattato come gloria nazionale dai nostri cugini francesi apre i battenti con una première in cui gli inglesi sono onesti, integerrimi ed eroici mentre loro, i normanni, vengono dipinti come la peggiore razza di oppressori, vili e intrallazzatori.

Il film di Scott esce nelle sale dopo un lungo periodo di gestazione, oltre due anni durante i quali la sceneggiatura è stata più volte rimaneggiata e il cast ha visto avvicendarsi l'eterea Cate Blanchet al posto della ribelle Sienna Miller. Piuttosto che proporre - ancora - le gesta straconosciute dell'arciere che rubava ai ricchi per dare ai poveri, Scott sceglie di fare un passo indietro per svelare come un abile arciere dell’esercito di Riccardo I si trasformò in un eroe leggendario. Per fare questo il regista spoglia il personaggio dei tratti epici che tradizionalmente lo avvolgono in favore di un inedito realismo storico. In questo prequel dunque si spiega l'antefatto, il come andò che un uomo onesto diventò un fuorilegge, raccontando il tempo in cui Robin Longstride non era ancora Robin Hood.

Una buona scelta, sostenuta sia dalla ricostruzione storica del primo duecento inglese, un medioevo dipinto con i colori grigi e freddi del ferro, sia dall'interpretazione di Russel Crowe. Che interpreti un gladiatore o un crociato, Crowe riesce ad imprimere ai suoi personaggi una fisicità dolente e umana e sotto la direzione di Scott si esprime al suo meglio.
Certo è inevitabile riecheggiare le atmosfere del Gladiatore, specialmente nelle scene corali e nelle battaglie bellissime e spaventose al tempo stesso.