La pittura dell’800 italiano è sovente giudicata con sufficienza, accademica, non originale, nulla da opporre al trionfante ed innovativo impressionismo francese ma in realtà non è poi così male e studi recenti stanno lavorando alla sua riabilitazione. In questa operazione una parte non indifferente la svolge DART Chiostro del Bramante che da qualche anno presenta mostre su artisti italiani del secondo ‘800; ora è la volta di Giacomo Favretto pittore veneziano di buona levatura ma generalmente poco noto, al contrario del suo conterraneo e contemporaneo Zandomeneghi, in quanto morto in giovane età. Il Favretto nacque a Venezia nel 1849, si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti di Venezia dove studiò con Molmenti, Grigoletti e Nani e subì un qualche influsso del Cammarano e della scuola napoletana. Ben presto si segnalò all’Esposizione di Brera nel 1873 con il quadro storico “Duns Scoto”, continuò dipingendo opere vivaci e di piccolo formato fino al grande successo sempre a Brera, nel 1878, con il quadro “il sorcio”, dipinto di genere con una briosa e movimentata scena con ragazze terrorizzate in piedi su sedie, spaventate da un topo che non si vede ma si intuisce nascosto sotto un mobile. Nel 1880 vinse il premio Principe Umberto con il quadro “Vandalismo! Poveri antichi”. Continuò a dipingere scene di esterno, ambientate a Venezia, di grande successo quali “ la bottega della fioraia, il mercato di campo San Polo, dopo il bagno, Susanna e i due vecchi, caldo”, tutti esposti in mostra, ed anche piccoli graziosi dipinti a soggetto settecentesco secondo una moda creata dal pittore spagnolo Fortuny. Nel 1887 mentre partecipava all’Esposizione Nazionale di Venezia morì a meno di quaranta anni, lasciando incompleto il quadro “liston moderno” poi acquistato dal re Umberto I°. La mostra al Chiostro del Bramante è la prima completa dell’artista ed espone numerosi suoi quadri, quasi tutti provenienti da collezioni private, nonché opere di contemporanei e di artisti che seguirono il suo stile. Attraverso dieci sezioni l’esposizione presenta cronologicamente l’opera del Favretto inquadrandola nel suo contesto storico ed artistico; nelle prime tre sale sono in mostra quadri dei maestri del pittore all’Accademia e quelli dei suoi primi esordi, seguono altre tre sale con opere degli anni ’70 tra le quali il gustoso “la moglie gelosa” dipinti relativi al breve soggiorno parigino e alle esposizioni degli anni ’80 come “la pollivendola” e “due quadri da vendere”. La settima sezione sottolinea l’influenza del Favretto nella contemporanea pittura veneta con quadri di paesaggio, filone comunque poco praticato dal pittore; l’ottava si distingue per quadri di genere ambientati in ambiente popolaresco veneziano mentre la nona ospita dipinti di carattere settecentesco allora molto richiesti dalla committenza italiana ed estera; nell’ultima sezione sono presenti quadri della maturità dell’artista con ricche cromie e gran vivacità dei soggetti. Segue infine una sala con opere di pittori definibili “favrettisti”, artisti che imitarono sia pure in maniera pedissequa e senza anima lo stile, i colori, i soggetti del Favretto. Non sappiamo quale sarebbe divenuta l’arte del pittore se non si fosse interrotta precocemente, forse avrebbe raggiunto ancor più alti livelli, forse sarebbe scaduta in un macchiettismo veneto di tipo commerciale. Allo stato attuale non resta che visitare la mostra.
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