Juan Olivier è quello che si dice "un bravo ragazzo", ha una bella moglie, un figlio in arrivo e ha deciso di fare bella figura al lavoro, secondino in un carcere di massima sicurezza. Si presenta così con un giorno di anticipo sul primo turno di guardia e questa scelta capovolgerà la sua vita. Durante il giro nel braccio in cui sono rinchiusi i criminali più pericolosi si verifica un banale incidente, un pezzo di intonaco staccatosi dal soffitto lo colpisce in testa. Svenuto, Juan viene adagiato dai colleghi nel posto più vicino, la branda della cella 211 il cui occupante si è appena tolto la vita. Nei pochi minuti dell'incidente intanto, il carismatico leader del braccio, Malamadre, è riuscito ad innescare una rivolta, prendendo come ostaggi tre militanti dell'Eta da usare come merce di scambio con il governo di Madrid. Le guardie prese alla sprovvista si danno alla fuga e abbandonano Juan in mezzo ai detenuti. Chiuso nella cella il secondino ha pochi istanti per elaborare la situazione e far tesoro delle poche dritte sulla vita carceraria che gli sono state impartite durante il giro per trasformarsi in un credibile galeotto, il detenuto "Mutande" (o meglio "Calzones" come nella versione originale) e integrarsi con i rivoltosi nella speranza di uscirne vivo. Quindi via la fede, via i lacci delle scarpe (servono per impiccarsi), documenti e qualsiasi elemento che possa tradire la sua vera identità. Come nel più classico canone hitchcockiano Juan è il personaggo ordinario calato in una realtà straordinaria, in questa caso il microcosmo carcerario che si rivela uno specchio rovesciato della società che vive al di fuori delle mura di segregazione. In questo universo nel quale sono sovvertiti il ruolo e le convinzioni istituzionali di Juan, l'incalzare degli avvenimenti - la trattativa con la polizia, la folla che si raduna fuori dal carcere...- porta il secondino a trasformarsi nel leader della rivolta e un destino beffardo gli regala la più improbabile delle amicizie. Malamadre, dalla cui fiducia dipende l'accettazione di Juan fra i carcerati, si dimostrerà infatti di un'onestà sconcertante ed infine l'unico a tener fede alla propria parola.
Il regista Daniel Monzon, che ha tratto il film dall'omonimo romanzo di Francisco Pérez Gandul, dirige Cella 211 con una progressione serrata e grande ritmo narrativo. Uscito in sala quasi a ridosso del "Profeta" di Audiard, il film di Monzon corre il rischio di essere catalogato come uno dei tanti del filone carceraio, quando invece c'è molto di più in questa pellicola. Iil tema carceraio è uno spunto per raccontare la tragedia di un uomo normale e domandarsi quanto nella vita sia realmente dettato dai ruoli sociali piuttosto che dalle circostanze. Carlos Bardem nel ruolo di Malamadre esprime un'umanità dolente, lentamente si spoglia dei preconcetti dai quali è avvolto il suo personaggio, come l'erba cattiva non muore mai e alla fine tutti in sala ne sono contenti.
10 maggio 2010
Claudia Patruno
CELLA 211
Titolo originale
Celda 211
Nazione
Francia, Spagna - 2009
Genere
Drammatico
Durata
104 minuti
Regia
Daniel Monzón
Cast
Carlos Bardem, Luis Tosar, Antonio Resines, Marta Etura, Alberto Ammann, Fernando Soto, Manolo Solo, Félix Cubero, Jesús Carroza, Luis Zahera, Manuel Morón
Trama
Juan Olivier, al suo primo incarico come secondino in un carcere di massima sicurezza, si presenta al lavoro con un giorno d’anticipo sul primo turno di guardia. Mentre visita il braccio che rinchiude i detenuti più pericolosi, un frammento di intonaco cade da una parete in ristrutturazione e lo colpisce alla testa. Nel tentativo di rianimarlo, le guardie lo distendono temporaneamente sulla brandina di una cella al momento vuota: la cella 211. Ma non hanno il tempo di aspettare che Juan si riprenda: il carismatico Malamadre, leader indiscusso dei detenuti più pericolosi, è riuscito ad assumere il controllo del braccio e a scatenare una vera e propria rivolta.
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