L'auditorium ospita presso il Museo del Territorio l'incanto surreale di Benaglia. Pittore, disegnatore, incisore, litografo, scenografo, scultore, Benaglia è nato nel 1938 a Roma, dove vive e lavora. Benaglia si colloca nel panorama artistico nazionale grazie all'individuazione di un'iconografia originale e simbolica, legata al mondo favolistico e mitologico. Artista versatile e poliedrico, la sua creatività si esprime da molti anni nelle forme più disparate ed originali. In 25 tele e 10 sculture, l’artista Enrico Benaglia immagina un tendone da circo dove la fanno da padrone il Sogno e la Vita. Con la consueta magia l’artista romano, ci trasporta sotto un tendone sfavillante dove il circo è azzardo, stupore, incanto. Nel cerchio magico dell’arena, dove si lanciano le sfide impossibili e si declinano le fantasie più delicate ed oniriche, Benaglia dà vita a straordinarie creature come il domatore di piume, l’incantatrice di farfalle, l’ammaestratore di carte da gioco. Nelle sue opere si respira il sogno e la vita. La musica che si ascolta è un inno alla leggerezza. L’occhio assiste a continue deflagrazioni emotive. L’acrobata in bilico sul vuoto è l’uomo nelle difficoltà di tutti i giorni. Benaglia ci fa percepire il brivido e subito ci lancia un trapezio per ammonirci e rasserenarci: “per esserci volo, deve esserci abisso”. Nello scritto di presentazione, Alida Maria Sessa ci avverte che “Qui, per lo spazio di un sogno, Benaglia doma l’indomabile, le piume, le farfalle, addomestica la finzione in un gioco minimalista che ci fa sorridere e riflettere. Perchè ciò che di più importante ci accade è sempre simbolico. Il suo circo è un gioco mentale, un esercizio da grande maestro per portarci fuori dalla vita ed esorcizzarne il peso. Il clou è grazia rarefatta. Il domatore di piume. Ipersurreale. Perchè per l’artista romano il numero più richiesto, l’attrazione che può richiamare il gentile pubblico, l’autentico salto mortale senza rete, non è quando il cannone lancia proiettili umani nel rullo fragoroso dei tamburi, ma quando accade, capita, è, l’evento minimo, l’attimo di grazia che cristallizza il tempo, lo sospende, lo dilata. Il fotogramma che innalza l’uomo sopra i frangenti delle avversità e lo riscatta da mille miserie”.E Renato Minore, nella prefazione in catalogo, sottolinea che “L’attesa è l’unico evento “reale”; è il prolungamento indefinito di una recita, ma anche il prologo di un’altra. Benaglia “tocca” il suo presente che è come lo scorrere tra due fiumi: il ricordo del passato è solo l’immagine della suonatrice di flauto con le farfalle che si addensano intorno alle sue note, l’attesa del futuro è solo l’effigie del domatore di piume ritto su un carillon e dinnanzi alle sedie momentaneamente vuote”. |
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