Dopo Jurassic Park, il grande sogno della biologia comincia a realizzarsi.
L’ultimo esemplare vivente di Stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica), una femmina di nome Celia, era scomparso nel 2000, portando a estinzione completa la sua specie. L’anno prima a Celia, costantemente tenuta d’occhio dagli osservatori, erano stati prelevati alcuni frammenti di pelle. Dopo la sua morte, una squadra di scienziati si è offerta di tentare di riprodurla utilizzando il DNA estratto da quei tessuti. Schematicamente, il procedimento è lo stesso seguito per creare la pecora Dolly: si svuota del proprio DNA l’ovulo di un’altra specie animale vicina, in questo caso una capra domestica, e si sostituisce con quello della specie estinta. Poi, l’ovulo viene impiantato nell’utero di una capra ricevente, perché porti avanti la gravidanza. Facile a dirsi ma non a farsi: di 57 embrioni modificati, solo 7 hanno effettivamente cominciato a svilupparsi nell’utero delle capre in cui erano stati impiantati, e di questi solo uno è arrivato a nascere. Il piccolo Stambecco, purtroppo, è poi morto poco dopo il parto di un’insufficienza polmonare che però, dicono gli scienziati, è molto comune negli stambecchi neonati, e potrebbe non essere legata al fatto che l’animale fosse stato clonato, né che fosse cresciuto nel corpo di una capra invece che di uno stambecco.
Nonostante quindi di fatto lo stambecco estinto sia tornato a vivere sulla terra solo per poche ore, la dimostrazione pratica che è possibile riprodurre un animale estinto a partire dal suo DNA, che prima di ora era solo un’ipotesi teorica, ha entusiasmato gli scienziati e il pubblico.
Sarà possibile un giorno clonare dinosauri e pterodattili? Gli scienziati sono molto dubbiosi su questo punto: non esistono infatti specie animali abbastanza vicine a questi animali, che possano fungere da madri surrogate. |
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