Solo per spettatori disposti all’ascolto e armati di santa pazienza: un film in bianco e nero, telecamera fissa, episodi che stentano a legarsi in una trama. Anzi, a dire il vero la trama non si ricostruirà mai: può sembrare un giallo a tratti, ma nessuna soluzione viene concessa nel finale.
Ma è proprio questo, il significato sottinteso di questo racconto: i segreti irrisolti, la parte sotterranea delle relazioni umane che non emerge mai alla luce, che macina occultamente nel profondo degli individui, della famiglia e della società, senza fermarsi mai.
In un remoto villaggio tedesco della germania alla vigilia della Grande Guerra, la vita di una minuscola comunità è diretta con mano ferma dalle sue personalità autorevoli: il barone, il pastore, il medico, il maestro. Intorno alle poche case di campagna, frotte di bambini razzolano e giocano tra loro, ottenendo l’attenzione degli adulti solo nelle occasioni in cui hanno infranto qualcuna delle numerose regole della vita comune. In questo microcosmo così strettamente regolato e ordinato, strani fatti cominciano ad accadere: eventi che manifestano una crudeltà nascosta e inquietante, il cui autore, o i cui autori, non si riescono a identificare.
Eppure, c’è una relazione precisa, per quanto destinata a rimanere oscura, tra i lampi di crudeltà che squarciano il villaggio improvvisi come fulmini, e l’occulta corruzione di coloro che ne detengono l’autorità. Sotto la crosta rispettabile, il pastore, il barone, il medico, nascondono segreti malati della cui portata essi stessi non si rendono conto.
Un film crudele, inquietante, ipnotico, che scava nei legami umani con una profondità che il cinema si concede di rado. Una visione disperata sui rapporti umani e, soprattutto, sull’autorità. Una storia che lascia profondamente turbati, come solo le opere di spessore riescono a fare.
Un film bellissimo. |
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