Pigmeo
Pigmeo ha 13 anni, e un fisico all’apparenza fragile.
In compagnia di alcuni suoi coetanei arriva negli Stati Uniti nell’ambito di un progetto di ospitalità presso famiglie americane.
Non sappiamo da dove vengano esattamente i piccoli studenti, ma sappiamo che il loro paese è retto da un regime totalitario. E che sotto l’aria di bambini emaciati si nasconde un manipolo di giovani kamikaze, terroristi addestrati per diventare macchine di morte ambulanti.
Il loro scopo è portare a compimento l’operazione Caos, che dovrebbe concludersi con una contaminazione massiccia del popolo americano tramite una letale neurotossina.
Già, gli americani: grassi, ricchi e stupidi, visti da Pigmeo (e dal suo paese) come una summa di tutti i vizi del capitalismo occidentale, ossessionati dal consumismo, schiavi del botulino.
L’impatto con la società yankee non è semplice: la diversità di Pigmeo e dei suoi compagni è guardata con sospetto, e fa affiorare uno spirito razzista sotto una facciata di buonismo peloso.
Pigmeo e i suoi intanto, tramano nell’ombra. Il loro agire è scandito da citazioni dei grandi dittatori della storia (Hitler, Marx, Mussolini), e sorretto da una contorta morale, che potrebbe a grandi linee essere riassunta così: Dio non ama uccidere gli innocenti, quindi comportati peggio che puoi, in modo che quando sarà giunta la tua ora Dio non avrà alcuna remora a farti fuori.
Commettere un omicidio, o meglio ancora una strage, è insomma un atto che fornirà a Dio un alibi per far soffrire anche te le pene dell’inferno; e questo a Dio piace parecchio.
Palahniuk insiste molto sull’educazione e sull’addestramento ricevuti da Pigmeo, quasi a voler suggerire una sua corruzione ad opera del regime. E in effetti alcuni avvenimenti provocano crepe nella disciplina marziale del giovane terrorista, prima fra tutti un’infatuazione per la sorella ospite che lo metterà di fronte alla scelta tra dovere e sentimento.
Tutto il romanzo è pervaso da un immaginario da film di kung-fu di serie b, per certi versi simile a quello che si respira in alcune sequenze di Kill Bill di Tarantino: non mancano mosse dai nomi (e dagli effetti) improbabili, corredate da onomatopee che non avrebbero sfigurato nel Batman televisivo degli anni ’60.
Come sempre, il paragone con i primi romanzi di Palahniuk rimane impietoso, e Pigmeo non può competere con i fasti di Fight Club, Surviror o Invisible monsters.
Detto questo, escludendo lo stile di cui parlo qui sotto, Pigmeo è un romanzo godibile, un segno di ripresa dopo il mezzo flop di Gang Bang.
Pro:
- La spietata satira che, come da tradizione, non fa prigionieri, mettendo alla berlina tanto il folle capitalismo americano quanto le assurde motivazioni del terrorismo internazionale.
- L’atmosfera farsesca che permea tutta la vicenda, anche nei momenti più violenti.
Contro:
- Lo stile. La scelta di scrivere un libro totalmente sgrammaticato per riprodurre il parlato di uno straniero è una scelta coraggiosa (e resa possibile dalla fama: un esordiente sarebbe stato cestinato all’istante), ma rende la lettura davvero difficoltosa. Sarebbe stata accettabile in un racconto, su un intero romanzo alla lunga stanca.
La citazione:
“A scopo cronaca:durante inverno americano, gioventù sottopone a livelli coercitivi di insegnamento; durante estate, gioventù americana sottopone a centro commerciale.”
Una commedia dark che parla di terrorismo e razzismo. Il protagonista della storia è un tredicenne straniero che, negli Stati Uniti per un programma di scambio studenti, finisce in una classica famiglia middle-class, bianchissima e felicissima in un classico, cristianissimo sobborgo dell'immensa provincia americana. La permanenza dovrebbe durare sei mesi e il nostro "eroe" è in compagnia di un'altra dozzina di ragazzini simili a lui che stanno vivendo la stessa esperienza. Il problema è che Pigmeo è un terrorista, addestrato fin dalla più tenera età alle arti marziali, alla chimica e all'odio assoluto per gli Stati Uniti. A guidare il suo comportamento e i suoi compagni sono citazioni di grandi uomini come Hitler, Pinochet, Idi Amin. Il piano di Pigmeo è di partecipare al Concorso Nazionale di Scienze con un interessante progetto, superare le qualificazioni, andare a Washington per le finali, e con lo stesso progetto provocare la morte di milioni di persone. Attraverso lo sguardo di Pigmeo - obnubilato dalla propaganda e dalla paranoia - scopriamo tutto l'orrore dell'America di oggi, con la sua xenofobia, con il suo soffocante fondamentalismo religioso, con l'onnipresenza dei media e della violenza.
Claudia Patruno
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