LA VECCHIAIA VERAMENTE
Un anziano, importante scrittore americano, ritiratosi in un cottage isolato tra i boschi all’apice della carriera molti anni prima, torna a New York per sostenere un intervento chirurgico, che spera possa rimediare in parte ai danni lasciati al suo corpo dal tumore alla prostata.
La visita diventa immediatamente un ritorno nella sua passata età matura: la speranza di un corpo sano, il ridestarsi della passione politica (magnifico il racconto della seconda elezione Bush), l’incontro con una donna che rappresenta per lui il legame con il suo antico maestro. Ma soprattutto, la passione che divampa improvvisa per una giovane scrittrice bella, brillante e misteriosa.
Ma il protagonista ha perso la capacità sessuale ormai da molto tempo, e il paese è ormai irreversibilmente in mano a un arrogante e stupido fanatico, e altri giovani, ambiziosi scrittori stanno salendo alla ribalta.
Quando si dà appuntamento per cena con la sua conoscente di molti anni prima, ormai l’ombra della bellissima donna che fu, ognuno si recherà in un ristorante diverso, e peggio, sarà impossibile stabilire chi ha sbagliato luogo, perché nessuno dei due riesce a ricordare cosa si erano detti.
Mentre la letteratura e il cinema negli ultimi anni affrontano sempre più spesso, con toni più o meno consolatori, il tema della terza età, consapevoli di rivolgersi a una fascia di pubblico sempre più numerosa (e abbiente), il desolante ritratto della vecchiaia che questo libro disegna ha una potenza che non lascia scampo. La percezione della corruzione del corpo e della mente, l’invidia per coloro che sono ancora giovani, il rimpianto per tutto quello che non è più e non potrà più essere sono evocati con la capacità di un grande scrittore.
Un libro forse troppo sconsolato per consigliarlo veramente, che si trasforma in un anatema senza scampo.
Una prova di grandissima scrittura e un potente sguardo sull’umanità da un autore quasi troppo bravo.
Marta Baiocchi
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