Mediterranea

RIAPRE (PER POCHI) LA CAPPELLA PAOLINA

A conclusione dell’anno dedicato alla celebrazione dell’Apostolo Paolo il Governatorato della Città del Vaticano e i Musei Vaticani hanno presentato un interessante evento: il compimento del restauro della Cappella Paolina. Questa è situata all’interno dei Palazzi Pontifici, adiacente alla Cappella Sistina e alla grandiosa Sala Regia con grandi affreschi celebranti la gloria della Chiesa; il progetto iniziale, di Antonio da Sangallo, risale al 1537 sotto il pontificato di Paolo III Farnese, nel 1542 Michelangelo iniziò a dipingere la Conversione di San Paolo e nel 1545 la Crocefissione di San Pietro terminando nel 1550. Successivamente sotto il pontificato di Gregorio XIII Lorenzo Sabatini eseguì altri affreschi sulle pareti laterali e nel 1580 Federico Zuccari completò gli affreschi in navata e nella volta con episodi della vita dei due Apostoli. Ambedue gli autori si sono comportati con estremo rispetto per l’opera del loro illustre predecessore tentando in ogni modo di adeguare la loro arte a quella di Michelangelo. Sull’altar maggiore è posta, ma non dall’origine, una tela della prima metà del seicento di Simone Cantarini raffigurante la Trasfigurazione, ai lati del presbiterio due pregevoli arazzi su disegno raffaellesco. Sotto Paolo V ai primi del XVII secolo e sotto Alessandro VIII alla fine dello stesso secolo ci furono interventi di pulitura, a metà ‘700 ed un secolo dopo si intervenne sugli affreschi, all’epoca di Pio XI, negli anni Trenta del ‘900, furono restaurate le opere michelangiolesche ed infine nel 1975, sotto Paolo VI, fu modificato l’assetto dell’altar maggiore per adeguarlo alle nuove norme del Concilio Vaticano II. Dal 2004, grazie alla sponsorizzazione di Patrons of the Arts in the Vatican Museums, con la spesa di oltre 3.250.000 euro si sono svolti lavori di restauro nella cappella che hanno cercato di riportare all’aspetto originale l’intera decorazione in affresco dell’ambiente. I lavori diretti da Maurizio De Luca con l’intervento di numerosi collaboratori, con l’ausilio del Gabinetto Ricerche Scientifiche del prof. Santamaria e dei Servizi Tecnici del Governatorato diretto dall’ing. Cuscianna hanno interessato l’intera superficie pittorica della cappella riportando alla luce la vivace cromia manieristica resa completamente opaca dal trascorrere degli anni. È stato interessante trovare conferme di alcuni scritti di Michelangelo che vecchio e stanco dichiarava di lavorare di malavoglia alla Paolina; la sua attività durò ben otto anni con frequenti interruzioni, la stesura delle “giornate” è irregolare e non segue i canoni in uso al tempo, le giunture fra le “giornate” sono poco curate, frequenti i pentimenti e gli interventi con pittura “a secco”; si avverte una mestizia, uno scoramento,un diffuso pessimismo. Ma si avverte anche il permanere di un grande senso di plasticità, la saldezza del colore, la profondità della scena, l’espressione concitata dei personaggi; affascinanti i volti degli Apostoli, San Paolo che guarda chi entra nella cappella con occhi vuoti e le mani protese in avanti, San Pietro steso sulla croce torce con violenza il capo verso la porta d’ingresso con uno sguardo quasi truce mentre il corpo si offre al martirio. Ai piedi della croce un gruppo di donne che secondo alcune interpretazioni potrebbero essere l’ultima opera pittorica del Maestro. Il pavimento ricoperto di moquette nel 1975 è stato riportato in vista con al centro lo stemma di Gregorio XVI, è stata ridipinta la zoccolatura alle pareti con riproduzioni di tarsie a finto marmo in uso a metà ‘800. L’intera cappella è stata illuminata con sorgenti luminose LED, diodi ad emissioni luminose, che emettono luce senza radiazioni che possano danneggiare gli affreschi. La Cappella Paolina è regolarmente e frequentemente officiata da prelati di Curia e vi è esposto il S.S. Sacramento, pertanto non può essere inclusa nei percorsi museali e la sua visibilità sarà limitata a studiosi, a gruppi particolari, a qualche associazione culturale ma libri DVD e CD permetteranno a molti di apprezzare la decorazione della cappella.

Roberto Filippi


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