Mediterranea

ASPETTANDO COPENHAGEN

 

Gli unici progressi in tema ambientale che si erano riscontrati, nello scorso aprile a Siracusa, erano dovuti agli acquisti, da parte dei paesi industrializzati, di pacchetti di percentuali di emissione di CO2, ceduti da quelli che sperano di diventarlo, oltre alla firma bilaterale tra Italia e Australia nel dare vita a un "Istituto per gli aspetti globali del Css" per la cattura e lo stoccaggio del CO2.
Negli incontri aquilani dei G20 sull’ambiente si era riscontrato un moderato ottimismo con le posizioni meno industrialistiche del Giappone, mentre l’Italia esprimeva la sua magnanimità nell’elargire fondi per l’ingombrante scelta nucleare e negandoli alle prospettive di una produzione energetica fotovoltaica diffusa.
Durante la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (New York), sono state lette numerose pagine sulla lotta al riscaldamento climatico, ma è l’annuncio del presidente cinese, Hu Jintao, di ridurre "sensibilmente" l’emissioni di anidrite carbonica, entro il 2020, a far pensare ad un positivo passo verso dall’aggiornamento il protocollo di Kyoto a Copenhagen.
L'amministrazione statunitense fa seguire i fatti alle parole elettorali e mostra un vero cambiamento di rotta, dopo anni di disimpegno ambientale, indicando i comportamenti positivi per affrontare l’emergenza ambientale e uscire dalla crisi economica, differenziandosi dal governo italiano che si limita a esaltare l’illuminato discorso di Obama, da una parte, e comunica all’Unione Europea l’incapacità dell’industria nostrana ad ottemperare i limiti fissati per le emissioni di CO2, dall’altra.
L’Italia dimostra inadeguatezza anche nello stanziare i fondi necessari per bonificare il mare davanti alle coste calabresi, prezioso capitale per lo sviluppo turistico, dalle navi a perdere che ‘ndrangheta ha usato per anni come economico sistema di smaltimento dei rifiuti altamente inquinanti, scegliendo il mare come luogo di stoccaggio, differenziandosi dalle scelte del presidente statunitense Obama di far svolgere a Pittsburgh la riunione sull’economia dell’ormai ufficializzato G20, mostrando come una città metallurgica si possa convertire all’hi tech, offrendo migliori condizioni di vita, con architetture ecosostenibili ed energicamente autosufficienti, per coniugare la ripresa economica con il minore inquinamento ambientale, dimostrando che si può reagire alla perdita di posti di lavoro con la creazioni di nuovi, senza intestardirsi nel difendere un sistema saturo, come precedentemente è avvenuto, non senza traumi, per Detroit, metropoli dell’auto, ed ora orto diffuso.
Non ci si può ostinare a proteggere un sistema industriale obsoleto, alimentato da combustibili fossili e inquinanti, con uno stile di vita che non prevede la riconversione energetica, quando la ricerca scientifica prospetta nuovi ambiti lavorativi sui quali investire.
L’appuntamento organizzato dalla UE in ottobre a Stoccolma, per le giornate europee dello sviluppo, ha dedicato un po’ di attenzione sugli effetti prodotti dai cambiamenti climatici e dalla recessione nei paesi poveri. Il livello del mare che si alza e il deserto che avanza, nubifragi e terremoti, potrà accrescere la schiera dell’umanità nella povertà, anche per una contrazione degli aiuti. Uno stimolo a ricordare che c’è un nord che “soffre”, ma c’è anche un sud che soffre di più.
Un contributo alla comprensione del binomio “economia e ambiente” viene dato dal “cinema e ambiente”, con alcuni documentario/fiction dedicati al futuro della Terra come il recente Home, la nostra Terra, prodotto da Luc Besson e diretto da Yann Arthus-Bertrand, e The age of stupid (L'Era degli Stupidi), della regista inglese Franny Armstrong, che ci mostra come è e cosa potrebbe essere la Terra nel 2050. Precedentemente era il nobel Al Gore a promuovere una riflessione ambientalista, grazie alla regia di Davis Guggenheim, con Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) e successivamente Ermanno Olmi amplia lo sguardo sulla Natura, con la sua Terra Madre, prendendo spunto dal meeting di Slow Food, per delle considerazioni sulla perdita dell’unicità della Terra come Madre che nutre l’umanità nella sua biodiversità, se rispettata nell’ambiente.
Anche la pittura, come la scultura e gli altri interventi espressivi visivi, offre abbondanti occasioni di riflessioni sulla Natura e il suo possibile futuro. Opere solitamente imperniate sullo scontro tra l’umanità e la natura, vedendo alternativamente soccombere l’una o l’altra, ma ci si rotola anche nel grottesco o nella denuncia, come nella mostra londinese Radical Natura, allestita al Barbican tra giugno e ottobre, dove le meraviglie del mondo hanno offerto spunti d’ispirazione ad artisti e architetti per secoli, ma con gli anni ‘60 si comincia a percepire la sua degradazione, sino alle attuali urgenze dei cambiamenti climatici.
Forse Copenaghen sarà anche l’occasione per evitare che i cambiamenti climatici trasformino la Groenlandia in una serra e da terra dei ghiacci si converta in quella di prati fioriti. Dopotutto non può essere l’ottenuto rafforzamento dell’autonomia, un motivo di ritorsione per la Danimarca.
I ghiacci hanno obbligato numerose popolazioni ad una vita dura, non ha permesso le tipiche coltivazioni del nord Europa, ma hanno permesso al ricambio delle acque e ha facilitato il transito sulla superficie gelata con slitte, cosa impossibile con la trasformazione della terra in acquitrino perenne anche con pneumatici, oltre a salvaguardare dal saccheggio il petrolio e i gas naturali, evitando di tramutare la Groenlandia, come altri paesi del nord, in enormi miniere.
Copenhagen sarà l’occasione per coinvolgere i governanti della Terra a realizzare il taglio del 20% delle emissioni nocive nell’atmosfera, l’aumento del 20% della produzione di energia rinnovabile e il calo del 20% dell’utilizzo di combustibili fossili, evitando al Mondo e agli abitanti, tragiche conseguenze con l’aumento delle allergie e delle difficoltà respiratorie, per l’infanzia dei paesi industrializzati, mentre la fame e la sete per quell’umanità governata da persone senza scrupoli.
Il Governo danese potrebbe, durante il summit, organizzare una visita guidata all’isola più ecologica del mondo. Samso è un esempio di come potrebbe essere il nostro futuro senza combustibili fossili, con un parco eolico in mezzo al mare, il muschio utilizzato sui tetti per aumentare l’isolamento termico, pannelli solari per sfruttare il poco sole e bio-carburanti per trattori e macchinari.
Una scelta presa ad esempio dall’isola greca di Agios Efstratios, per diventare la prima “isola verde” del Mediterraneo.

Gianleonardo Latini


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