Mediterranea

Un padre, un figlio, un ring

 

Sergio Castellitto torna sul grande schermo con la sua distintiva espressività e la sua travolgente carica emotiva nel film di Alessandro Angelini “Alza la testa”.
Un titolo all’imperativo, una sorta di comandamento dettato da Mero, un operaio romano di borgata, al figlio Lorenzo da lui amato e protetto in modo totale, eccessivo, soffocante. Il loro rapporto è scandito da urla che sottendono più affetto che rabbia, da imposizioni ignoranti ed attenzioni esagerate.
Mero è un pugile dilettante da quattro soldi; di giorno lavora in un cantiere navale di Fiumicino e di notte allena sul ring il figlio, un ragazzo “mezzo albanese” – come si definisce lui stesso in una scena del film – che ha stoffa e talento per la box.
I due vivono insieme, soli da quando la madre di Lorenzo, una donna albanese interpretata dall’attrice Anita Kravos, li ha abbandonati.
All’abbandono, uno dei temi centrali del film, Mero reagisce in modo drastico e ottuso, impedendo al figlio di rivedere la madre e chiudendosi, così, in un mondo tutto suo nel quale pretende di rinchiudere anche suo figlio, la sua unica ragione di vita.
Il loro rapporto esclusivo si  incrina quando Mero accetta che Lorenzo cambi allenatore e quando il ragazzo s’innamora di Ana, una coetanea romena interpretata dall’accattivante Laura Ilie.
Mero vede la giovane come una minaccia e decide di ostacolare questa storia d’amore facendo in modo che Ana non veda più Lorenzo.
È l’inizio della fine e della conseguente rinascita: una violenta lite tra padre e figlio avrà conseguenze tragiche che cambieranno per sempre la vita di Mero e rappresenteranno il punto di svolta di un film che vive di una doppia anima.
La morte del figlio stravolge drasticamente e drammaticamente l’esistenza del padre, costretto all’improvviso a fare i conti con quella realtà che lui aveva sempre faticosamente respinto.
Inizia, così, un lungo e appassionante percorso di formazione che ha come unico protagonista Mero, le sue paure, il suo disagio interiore, la sua rabbia, la sua disperazione.
Da questo momento in poi la macchina da presa, magistralmente diretta da Alessandro Angelici, segue passo dopo passo Mero nel suo intenso viaggio interiore che lo condurrà fino all'accettazione del diverso. La perdita del figlio, infatti, è una sorta di sacrificio da pagare per riuscire ad intraprendere, finalmente, un cammino alla ricerca di sé che lo porterà ad abbandonare l’iniziale atteggiamento xenofobo per imparare ad aprirsi al mondo, a comprendere “l'altro” e a difendere la parte più debole della società.
Emerge così, in modo energico e inaspettato, l’altra anima del film e il ritratto veristico di un rapporto familiare e generazionale si trasforma in un dipinto espressionista che, con le sue tinte forti, da sfogo ed espressione all’interiorità dell’uomo e al suo profondo processo di cambiamento.

Linda Fratoni

Alza la testa
Titolo originale
Alza la testa
Nazione
Italia 2009
Genere

Drammatico

Durata

86 min

Regia

Alessandro Angelini

Cast

Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli, Giorgio Colangeli, Anita Kravos, Augusto Fornari, Duccio Camerini, Pia Lanciotti, Gabriel Spahiu, Laura Ilie

Trama:

Mero è un operaio specializzato in un cantiere nautico e un “single father”. Suo figlio Lorenzo - nato da una relazione con una ragazza albanese – è la sua unica ragione di vita. Il sogno di Mero è che il ragazzo diventi un campione di boxe, riscattando così la sua anonima carriera da dilettante. Per questa ragione lo allena con severità maniacale in un vecchio magazzino adibito a palestra, insegnandogli giorno dopo giorno a tirar pugni e a proteggersi dai colpi bassi della vita. Di fatto però quello che ha costruito intorno al figlio è un mondo chiuso, in cui le giornate trascorrono tutte uguali tra il lavoro, la scuola, gli allenamenti, le serate passate con gli amici del cantiere, che sono diventati una specie di famiglia. Un mondo intriso di rimpianti, di complicità maschili e diffidenza verso tutto ciò che è nuovo e diverso. L’equilibrio di questo rapporto “esclusivo” però non è destinato a durare.

 
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RC- 11/12 - Anno III 7 novembre 2009

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