LAETE BIBEMUS
La Campania “felix” in epoca romana era rinomata per la fertilità del suolo e celebri erano i suoi vini come il Cecubo e il Falerno.
Il vino in quel periodo era una bevanda diversa dall’attuale, trattato in maniera differente, spesso bevuto tiepido e mescolato con altre sostanze. Un tentativo di ricreare il vino romano è stato fatto a Pompei; la città si estendeva per circa 66 ettari e di essi un terzo non è stato scavato ma è gestito da aziende agricole con divieto di aratura e vangatura profonda e di uso di concimi chimici aggressivi allo scopo di tutelare i sottostanti resti archeologici.
Il Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza Archeologica di Pompei ha ritenuto di utilizzare questi terreni per ricostituire il patrimonio naturale preesistente all’eruzione del 79 d.C.; in particolare sono stati ripristinati vigneti in aree a verde specie vicino all’Anfiteatro dove le ricerche avevano attestato la presenza in antico di tali culture.
Per l’impianto ed il tipo dei vitigni si sono effettuati studi su fonti antiche e su affreschi pompeiani rappresentanti scene agresti e sono stati selezionati i vitigni di aglianico, sciasciamoso e piedirosso che hanno mostrato buone capacità di attecchimento al punto che la coltura è stata estesa a circa 8000 mq. suddivisi in cinque appezzamenti.
Dall’anno 2001 il prodotto della vinificazione è stato imbottigliato con la denominazione “Villa dei Misteri” e la produzione è di 1700 bottiglie all’anno con invecchiamento di 18 mesi. Con accordo tra la Regione Campania, la locale Soprintendenza ed altre istituzioni è stata presentata la mostra “Vinum Nostrum” che si inaugurerà a Firenze, al Museo degli Argenti, nel giugno del 2010.
La mostra ripercorrerà la storia del vino attraverso varie sezioni: dalla sua prima diffusione nell’area mediterranea, alla presenza nella Bibbia, allo sviluppo della coltura in Grecia e nell’Italia preromana ed infine in epoca romana. Verranno esaminati anche gli aspetti religiosi e culturali dell’uso del vino che assumeva allora una valenza superiore a quella di una semplice bevanda soprattutto in relazione con il culto di Dioniso-Bacco.
Un’ultima sezione riguarda i “Vigneti di Pompei” contenente una serie di ritrovamenti a soggetto enologico negli scavi della città. Contemporaneamente a Pompei si presenta l’iniziativa “Torna la vite, torna la vita” con l’apertura negli scavi delle coltivazioni agricole impiantate nelle aree verdi ed è stato annunciato che le bottiglie della produzione “Villa dei Misteri” saranno destinate alle Ambasciate italiane per promuovere all’estero una migliore conoscenza della Campania e delle sue bellezze.
Roberto Filippi
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