Mediterranea

CORPI ESTRANEI: INTERVISTA A PAOLA RONCO
A cura di Marta Baiocchi

 

Da pochi giorni in libreria il romanzo di Paola Ronco “Corpi estranei”.
I misteri del passato di un poliziotto all’orlo della deviazione psichica si intrecciano e sfiorano la vita di due giovani donne alla ricerca della propria identità, in una società malata che non ha più posto per nessuno.
Con questo racconto teso dei nostri giorni, l’esordio di una giovane autrice dallo sguardo e dalla scrittura sorprendentemente maturi.

MB: Sebbene il linguaggio di questo libro suoni veloce e molto “parlato”, io ci avverto una grande capacità e consapevolezza stilistica. Secondo te, la scrittura è più riflessione o più talento innato?

PR Mi fai una domanda da niente… Penso che non sia possibile scrivere qualcosa di buono senza un po’ di talento, o comunque si voglia chiamare quell’abilità innata nel catturare lo stile e il registro migliori per un determinato scritto. È altrettanto indubbio che il talento da solo non va troppo lontano, e che tocca affiancargli una disciplina piuttosto forte.
Quanto all’effetto parlato, l’osservazione mi fa venire in mente un’opinione di Stephen King, secondo il quale le persone che scrivono meglio sarebbero quelle con un orecchio musicale. È indubbio che, se ti piace ascoltare e riesci a riconoscere le inflessioni caratteristiche di ognuno, hai la possibilità di utilizzare una gamma enorme di voci interessanti.

MB: Nel tuo libro sono ritratte in modo molto realistico due ragazze costrette a lottare con tutte le forze per non essere ingoiate da un mondo che ha pochissimo da offrire loro. È questa la tua visione della condizione dei giovani e delle donne, nella nostra società?

PR Se fosse solo la mia opinione sarei ben contenta di passare per la solita pessimista, e il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore. Purtroppo è quello che vedo in giro, è l’esperienza che ho avuto io stessa, come tanti della mia generazione; esci dall’università, o comunque dalla scuola, e ti ritrovi stritolato in un ingranaggio di lavori demenziali, affondato in questa palude di contratti unilateralmente flessibili, che rendono di fatto impossibile qualsiasi forma di solidarietà tra colleghi. È quello che per esempio capita a Silvia, che ha in mano un contratto a progetto e si sente minacciata da una stagista. È il mondo che comincia ad apparire ad Alessia, che va ancora all’università e conosce già la via crucis delle agenzie interinali. È così che il precariato diventa uno stato esistenziale, che ti isola dagli altri e rende impossibile pensare a lungo termine.
Se poi sei una donna, e oltre a tutto questo ti ritrovi in una società dove il corpo femminile è usato come merce e dove, se provi a lamentartene, ti prendi pure della bacchettona (se va bene), è inevitabile che il disagio aumenti in maniera esponenziale.

MB: Alcuni dei tuoi personaggi hanno un rapporto doloroso col proprio corpo. Questo mi colpisce particolarmente in un momento in cui il corpo diventa sempre più solo spettacolo, immagine priva di sostanza.

PR Si torna al discorso appena fatto; abbiamo ogni giorno sotto gli occhi immagini di corpi perfetti, ritoccati dalla chirurgia o dal photoshop, desiderabili, in grado di suscitare reazioni semplici, quasi pavloviane. Nella realtà noi sappiamo che nessuno è davvero così. Ognuno di noi si porta dietro un carico di asimmetrie, difetti  e cicatrici; è quello che ci rende unici, che fa sì che siamo proprio noi e nessun altro. È molto difficile, però, essere immuni da questa perenne ansia da prestazione, da questa gara con lo specchio che è impossibile vincere.
L’agente Cabras, uno dei protagonisti, non fa eccezione; nel suo caso, poi, interviene quello che gli è capitato nel passato, e che ha lasciato ferite molto più visibili.

MB: La condanna alla società di oggi si avverte molto forte nel tuo libro, e tuttavia molti pensano che dopo il ’77 il rapporto tra i giovani e la politica si sia dissolto irreversibilmente. Che cos'è la politica per te?

PR Ogni volta che sento qualcuno dire che la politica è una cosa sporca mi viene voglia di gridare. È un vero peccato che le classi dirigenti di questo paese abbiano provocato una crisi di rigetto tanto forte da fare identificare la corruzione del loro sistema con una dimensione molto più universale. La politica è quello che facciamo tutti i giorni, con le nostre scelte. Se io intervengo per difendere la vittima di un attacco razzista da autobus sto facendo qualcosa di politico, esattamente come chi invece sceglie di non fare nulla. Allo stesso modo, la mia visione della società attuale non è uno sfogo fine a se stesso, non vuole essere un grande proclama di condanna morale, di quelle che ti mettono la coscienza a posto; è una constatazione della realtà, che non posso fare a meno di raccontare.

MB: So che hai vissuto per alcuni anni all'estero. In un momento in cui l'Italia si dipinge come il peggiore dei mondi possibili, come è cambiato il tuo sguardo sul nostro paese alla luce della tua esperienza, se è cambiato?

PR Vivere all’estero è un’esperienza che consiglierei a chiunque. Si smette di pensarsi al centro dell’universo o, viceversa, in un buco senza uscite, si incontrano teste diverse. Non è trascurabile nemmeno la straniante sensazione di essere i ‘clandestini’ di turno, con tutte le conseguenze più o meno sgradevoli che questo comporta.
Dal punto di vista di chi vuole scrivere lo sguardo si raffina, la distanza permette di dare prospettive diverse alla realtà. Credo che non sarei riuscita a scrivere questo romanzo, se non avessi passato quasi cinque anni in Inghilterra; comunque, se ci avessi provato, sono sicura che sarebbe venuto molto più sfocato, troppo vicino all’obiettivo.

Corpi estranei
Titolo originale
Corpi estranei
Autore
Paola Ronco
Edizioni

Perdisa Pop

Pagine
206
ISBN
9788883724718
Prezzo di copertina:
Euro 14,00
Descrizione:

Un poliziotto tormentato, una combattiva studentessa universitaria, una fragile addetta stampa precaria. Perché l'agente Cabras non parla con nessuno? Come mai ad Alessia si ferma il respiro in gola ogni volta che vede una divisa? E cosa impedisce a Silvia di cominciare con serenità una vita a due nella casa appena comprata? Tre esistenze, un filo sanguinoso che le unisce, otto giorni che potrebbero cambiarle per sempre, in una Torino che assiste immobile ai crimini di una banda inafferrabile.


realizzato da

con il patrocinio di


ROMA CULTURA Mensile di Immagini, Suoni e Scritture
Registrazione Tribunale di Roma n.354/2005 del 19 settembre 2005
Direttore responsabile: Stefania Severi - Responsabile di Redazione:Claudia Patruno