virtute e canoscenza
Critico d'arte, australiano di nascita e trapiantato per trant'anni negli Stati Uniti, Robert Hughes con il suo pamphlet al vetriolo viene a ricordarci che il re è - sempre più - drammaticamente nudo. Il saggio prende spunto da un ciclo di conferenze tenute dall'autore nel gennaio 1992 presso la Biblioteca Pubblica di New York e, benchè bersaglio della polemica siano specificamente gli USA, le considerazioni di Hughes possono considerarsi validissime anche per la nostra Italia (ammettiamolo: siamo una loro colonia).
Per citare un bel film della Pixar "trovano sempre nuovi modi per celebrare la mediocrità", questo ci urla in faccia Hughes secondo cui è in atto una "una lacrimosa avversione all'eccellenza" in favore di ogni genere di vittimismo premiato secondo una scala di merito che favorisce senza alcun discernimento i cosìdetti oppressi del momento.
Il politically correct si è di fatto tramutato in una forma subdola di censura, spalleggiata dall'idea incalzante che la cultura espressa dalla Vecchia Europa sia per sua natura bigotta e repressiva. L'accetazione acritica della multicultultura genera solo ignoranza e le stesse Università sono piegate alla logica della facilità e del non impegno, nascondendosi sotto il cappello del nuovo sistema educativo che non deve ledere l'autostima dello studente. Ecco quindi che il Capitano Ahab diventa degno di disapprovazione in quanto "portatore di un atteggiamento scorretto verso le balene", o il tennis una pratica sportiva dai sottili elitarismi per la presenza di una rete. La macchina perversa della corretteza condanna qualsiasi cosa che esprima una qualità con lo stesso spirito facinoroso del "Dio lo vuole!", o meglio per dirla alla Brancaleone "Deus NON vult!"
A cosa serve questo ripetto dell'altrui libertà che si esprime nella piattume della superficialità, nel pietismo che si sostituisce al senso del giusto? Siamo placidamente stesi nella bambagia dei una cultura essenzialmente televisa da cui volentieri ci facciamo narcotizzare e ci convinciamo di essere dalla parte dei buoni perchè diciamo "persona di colore" o "portatore di diverse abilità"...e poi sereni e soddisfatti via a vedere un nuovo reality che ci insegni a piangere a comando.
Claudia Patruno |