Mediterranea

il romanzo di un giovane solito

Questo romanzo, candidato al Premio Strega lo scorso anno, ha molti tratti che, al di là di qualche lungaggine, lo rendono di piacevole lettura: una lingua molto “parlata”, piena di espressioni colorate del linguaggio comune e di espressioni del napoletano corrente – non quel napoletano carico di significati di Eduardo, che mette quasi soggezione, ma una lingua spicciola, senza pretese, dei giorni nostri. Anche il personaggio, è un personaggio in qualche modo “spicciolo”: un ultraquarantenne avvocato, con una professione traballante, che non sempre riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, un matrimonio fallito non ancora davvero alle spalle, perché la ex-moglie non perde occasione di punzecchiarlo, maltrattarlo, ri-sedurlo, ri-lasciarlo. Un eterno adolescente il cui sogno di lusso corrisponde all’ultimo modello di poltrona Ikea.
La grande occasione della sua vita gli si presenta, come sempre, inattesa: la possibilità di essere reclutato come avvocato della camorra. A questo punto, non si aspetti il lettore grandi dibattiti sulla questione morale, disamine sul significato della criminalità nell’Italia contemporanea, o conflitti interiori alla Dostoevskij: il nostro è un personaggio che si lascia vivere, che nuota sempre in acque di superficie, e di tuffarsi nelle zone buie del fondo non ha né la tempra né l’intenzione. Tutto si risolverà con quindicimila euro che gli daranno fiato almeno per un po’, con una nuova fidanzata, e con una risatina per scrollare via i dubbi.
La debolezza di questo, come di molti altri romanzi di giovani autori di questi anni, è proprio qui: non tanto la superficialità del protagonista, ma l’autocompiacimento nella superficialità stessa. Il giovane preda dei dubbi e vittima delle circostanze è diventato oramai un personaggio codificato quanto e più del perfido barone e della fanciulla rapita del romanzone gotico. L’immedesimazione del pubblico è garantita, la conferma che i giovani di oggi, così brillanti, così studiati, sono proprio nell’impossibilità di concludere alcunché è rassicurante, e il successo di questo come di altre dozzine di romanzi che raccontano sempre lo stesso personaggio è sicuro. Romanzi che si copiano l’uno dall’altro, sostenendosi e accreditandosi a vicenda.
Per questa ragione, un personaggio fabbricato apposta per catturare l’affetto del lettore, può riuscire, a metà libro, a stufare di botto.

Marta Baiocchi

Non avevo capito niente

Titolo originale
Non avevo capito niente
Autore

Diego De Silva

Edizioni

Einaudi (I Coralli)

Pagine
309
EAN
9788806189068
Prezzo di copertina:
Euro 16,00
Descrizione:

Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano che finge di lavorare per riempire le sue giornate. Divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome come fossero persone di famiglia. La sua famiglia vera, del resto, è allo sfascio: la moglie l'ha lasciato, i due figli adolescenti, amatissimi, hanno i loro sogni e i loro guai. A Vincenzo Malinconico capitano improvvisamente due miracoli. Il primo è una nomina d'ufficio, grazie alla quale diventa difensore di un becchino di camorra, Mimmo 'o Burzone, e si trova coinvolto in un'avventura processuale rocambolesca. Il secondo miracolo si chiama Alessandra Persiano: la donna più bella del tribunale, che si innamora di lui e prende a riempirgli la vita e il frigorifero.


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