Roma da scoprire
MEMENTO MORI
La presenza della morte è incombente nella vita e nella religione cattolica soprattutto dopo il Concilio di Trento ed un esempio è la tomba di Papa Alessandro VII Chigi in San Pietro, del Bernini, con uno scheletro che impugna una clessidra, indice dell’inarrestabile trascorrere del tempo che deve trovare il vero cristiano, dato che la morte come dice il Vangelo è “un ladro nella notte”, sempre pronto ad affrontare il Giudizio di Dio. Era moda all’epoca apprestare cimiteri visitabili onde familiarizzare i fedeli con l’idea della morte e sono testimonianza il Cimitero di Palermo con migliaia di corpi mummificati, quello napoletano della Carità e a Roma gli ossari dei Sacconi Rossi, all’Isola Tiberina, e della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte a via Giulia, a suo tempo gestiti da confraternite che curavano la sepoltura rispettivamente dei morti annegati e di quelli trovati insepolti in campagna. Un altro cimitero molto noto a Roma è quello dei Cappuccini nella Chiesa dell’Immacolata Concezione a via Veneto. Originariamente i frati vivevano in un convento adiacente all’attuale Chiesa di Santa Croce, vicino a Fontana di Trevi, ma sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini l’edificio si rese necessario per il personale della Corte Pontificia, anche adesso è occupato da dipendenti del Quirinale, ed ai religiosi fu assegnato un terreno dove intorno al 1630 fecero costruire un nuovo convento e la chiesa. Questa ha una facciata imponente ma disadorna e contiene all’interno numerose opere d’arte: “San Michele Arcangelo” di Guido Reni, la “Natività” di Lanfranco, “San Francesco Stimmatizzato” del Domenichino ed inoltre opere di Baccio Ciarpi, Andrea Sacchi, Honthorst, Camassei; davanti all’altar maggiore una tomba terragna copre la sepoltura del Cardinale Antonio Barberini, cappuccino e fratello del Papa, c’è solo scritto “Pulvis, Cinis et Nihil”. Accanto all’ingresso della chiesa si apre la porta del cimitero che i frati trasferirono da Santa Croce nel 1631 ed usarono sino a fine ‘800; l’attuale aspetto con decorazioni di teschi e di ossa è frutto di un allestimento di metà ‘700 ed è citato nelle sue memorie dal Marchese De Sade. Sono cinque cripte decorate con le ossa di centinaia di frati morti e con una ventina di corpi mummificati indossanti il saio cappuccino, i lampadari sono costituiti da frammenti ossei e lungo le pareti delle cripte mucchi di teschi, di clavicole, di tibie formano un arredamento macabro e suggestivo; in una cappella una lapide terragna indica la tomba degli zuavi pontifici morti a Porta Pia in difesa del Papa-Re. Tempo, polvere, smog, mancanza di manutenzione stavano danneggiando un complesso unico, di proprietà come la chiesa del Fondo Edifici Culto, per cui la Soprintendenza per il Patrimonio Artistico ha condotto una serie di interventi volti ad arrestare il degrado e a ridare leggibilità all’insieme. L’intervento manutentivo ha coinvolto specialisti di più discipline e ha riguardato sia le ossa che gli intonaci; questi sono stati ritinteggiati mentre le ossa sono state oggetto di conservazione contro la corrosione con uso di preparati a base di paraffina. Si è intervenuto anche su due mummie ripulendo i sai e consolidandole con oli particolari, per le altre si procederà in seguito. L’intervento è stato complesso sia per il carattere del materiale su cui si è lavorato sia per precauzioni igieniche nel timore di polveri patogene. Gli operatori hanno dovuto intervenire con tute e maschere, cosa che complica e allunga i tempi di lavoro, comunque si è trattato di una operazione necessaria e coraggiosa che ha restituito al Cimitero dei Cappuccini un aspetto decoroso che lo farà ancor più apprezzare dalle centinaia di visitatori giornalieri.
Roberto Filippi
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