“UFAGRÀ” — FUTURISMO SEMPRE
Il Futurismo continua. Il Futurismo non si è mai concluso. Come per l’Espressionismo il Futurismo è un divenire ciclico che si manifesta e ritorna come stagione dell’uomo. È percezione dinamica ed energetica della realtà. Realtà cosmica, totale come si è detto, oggetto, spazio, dimensione temporale: nella luce e nel colore si perpetua e si moltiplica la forma come trasmissione vitale, inestinguibile.
“UFAGRÀ”Antonio Fiore (U per Universo, F per Fiore e AGRA’ movimento neofuturista), sigla dell’artista così ribattezzato da Monachesi suo maestro e mentore, ideale e appassionato continuatore di un Futurismo, dopo quelli storici e archiviati, che si riconnette idealmente all’eredità di Boccioni, Balla, e ancor più al secondo Futurismo di Severini (derivato dalle astrazioni cromatiche dell’ultimo Balla).
Con passione e tenacia, umana ancor più che artistica, Antonio Fiore riconnette attraverso gli incontri e le amicizie diverse (le figlie di Balla, Carlo Levi, Purificato, Omiccioli, il “Futurismo oggi” di Enzo Benedetto, Sante Monachesi e altri, altri ancora)i tasselli di una continuità ideale e umana che riattraversa per quasi settant’anni le vicende artistiche del nostro paese. Le sue “battaglie cosmiche”, ora esposte alla galleria Vittoria di via Margutta, sono l’emblema non solo nostalgico di una “eroica” stagione trascorsa ma un manifesto vitale e ottimista (da perfetto futurista) di una assoluta necessità energetica che nell’uomo è fondamento di scoperta e conoscenza del mondo, travalicando limiti di materia, di spazio, di tempo. Come magnifici viaggi che attraversano il Cosmo con razzi e astronavi puntati alle stelle, sicure frecce scoccate, l’artista ci ridà l’entusiasmo dei primi “esploratori” futuristi, gli architetti e i progettisti di una vita piena di slanci e di luci.
Col polittico “19O9—2009, il Futurismo ha cento anni”, Fiore raccoglie e riconsidera tutto il portato umano e artistico dei suoi maestri elettivi rielaborando nella forma sacra del polittico medievale appunto una sacralità, pur dissacrante e laica, dell’uomo nuovo, dell’uomo di sempre in cerca di sé e delle sue risposte.
Luigi M. Bruno |