La variabile G di Piero Paolicchi
Piero Paolicchi, professore ordinario di Psicologia Sociale all’Università di Pisa, torna quest’anno il libreria con “La variabile G. Perché ci vogliono tanti genitori per (non) fare un imbecille” edito da Rizzoli.
Nel 2006 ci aveva fatto riflettere sorridendo con “Il Fattore I. Per una teoria generale dell’imbecillità”, un interessante saggio, pubblicato da Felici Editore, nel quel ha analizzato le manifestazioni e le cause dell’imbecillità in un mix di umorismo, spirito critico, buon senso e paradosso.
Dal “Fattore I” si passa ora alla “Variabile G” per tentare di capire come si possa riuscire a non allevare degli idioti, dalla culla alle aule degli atenei.
Forte della sua esperienza pluridecennale nella formazione degli studenti universitari e della sua straordinaria capacità di mescolare le fonti teoriche più disparate, da Freud a "Amici miei", Paolicchi elabora anche questa volta una "teoria generale" ma il suo bersaglio ora non è l’imbecillità in senso lato bensì l’attuale deriva dei giovani verso la stupidità.
Non sono solo i ragazzi ad essere “castigati” dal severo e ironico professor Paolicchi ma tutti noi siamo sotto esame. Noi: donne e uomini sempre più stressati ed esauriti all’interno di famiglie allargate o separate, coppie aperte o ricomposte, genitori single o in carriera.
Se, come notava saggiamente anche Freud, persino nelle famiglie tradizionali crescere un figlio intelligente è una vera e propria impresa, si può facilmente immaginare la “mission impossible” che i genitori di oggi si trovano ad affrontare, tra variabili – per usare il termine tanto caro all’autore – sempre più numerose e difficili da individuare.
Secondo la teoria di Paolicchi, ai giorni d’oggi i figli sono accolti il più delle volte come creature da riverire o trofei da ostentare, quasi mai come esseri umani da educare.
Il risultato di questo comportamento miope è drammatico ma, tranquilli, l’autore è maestro di ironia e sarcasmo e ci aiuta a riderci su. Il risultato, dicevamo, è un’orda di bambini incapaci, viziati e immaturi, per dirla con Paolicchi “imbecilli”.
Ad essere messi sotto accusa non sono solo i figli, le mamme e i papà ma anche i pediatri, gli psicologi, i pedagoghi e i vari esperti che supportano – e forse incoraggiano? – i genitori nei loro atteggiamenti ossequiosi e reverenziali verso la prole.
È a questo punto che l’autore insinua in noi un dubbio, la cosiddetta pulce nell’orecchio: e se questa imbecillità non fosse congenita ma fosse il risultato di una precisa strategia studiata per crescere sudditi ottusi anziché cittadini dotati di senso critico?
Da questo interrogativo scaturisce la costruzione di un divertente scenario in cui un coraggioso gruppo di genitori tenta – finalmente! – un’azione eversiva per smantellare questo sistema dis-educativo. Inizia, così, un istruttivo viaggio attraverso il lungo percorso del pensiero pedagogico, un viaggio che arricchisce non solo i lettori-genitori ma tutti noi che, fortunatamente, sempre dobbiamo fare i conti con il sistema educativo.
Linda Fratoni
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La madre dei cretini, si usa dire, è sempre incinta. E anche il padre dei cretini si da parecchio da fare. Piero Paolicchi prosegue la riflessione interrogandosi in particolare su quella giovanile. E siccome questa sciagura nazionale a quanto pare non è genetica, ma deriva dall'educazione - anche da quella degli educatori - forse è il caso di chiedersi: come si fa, dalla culla alle cattedre degli atenei, a non allevare un imbecille?
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