tonache silenziose
Scorbutica, piuttosto bisbetica e indefessa bevitrice di birra, l'ispettrice Petra Delicado è l'anti-Montalbano. Priva del fascino del commissario di Vigata e dello sguardo sornione di Camilleri, Petra rappresenta l'incubo del maschio-medio, una femminista sui quarant'anni con la scure di guerra in una mano e la rivoltella nell'altra. Nata dalla penna della catalana Alicia Giménez-Bartlett, ex insegnante di letteratura spagnola, della quale rappresenta un nemmeno troppo nascosto alter ego, Petra è sposata al suo lavoro, l'unico vero rapporto saldo della sua vita ed è peraltro approdata al terzo matrimonio. Martirizza l'immancabile spalla-Watson, il placido ispettore Fermin e si lamenta orrendamente del suo amato/odiato sporco lavoro (ma qualcuno dovrà pur farlo!).
In quest'ultima indagine l'autrice sceglie di mettere tanta - troppa - carne al fuoco e così lo spunto, ottimo, del delitto a porte chiuse nel convento, microcosmo impenetrabile e impermeabile alla vita concitata che scorre al di là di un cancello, si disperde fra recriminazioni contro l'arretratezza intellettuale di una Spagna che vive di luoghi comuni (l'autrice è una fiera catalana), vis anticlericale spicciola e un malinteso senso del femminismo. Non basta strepitare di non voler aver figli per non sacrificare la carriera sull'altare del matrimonio per essere femministe.
Le troppe diversioni nuociono alla trama, si perde spesso il ritmo e la soluzione arriva precipitosa come una brusca sterzata prima di finire fuori strada, ma di strada intanto il lettore ne ha fatta tanta e si rimane interdetti a chiedersi a che sia servito seguire battibecchi coniugali e stereotipi sulla complicata vita del poliziotto, che in effetti alimentano il libro molto più dell'intreccio poliziesco. Aspettiamo il nuovo romanzo e speriamo in una "pronta guarigione" di un personaggio indovinato e una scrittrice che ha dimostrato altre capacità.
Claudia Patruno
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