Mediterranea
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QUANDO IL POSTUMO È VERAMENTE POSTUMO
Dolores Prato (1892-1983) scrisse il romanzo “Campane a Sangiocondo” attorno agli anni Quaranta e lo presentò al Premio Prato 1948, dove risultò uno dei vincitori. La scrittrice sperò che la vittoria comportasse anche la pubblicazione, cosa che con suo grande rammarico non avvenne. Per lunghi anni cercò un editore finendo per pubblicarlo lei stessa, senza entusiasmo. Ora, a più di 25 anni dalla scomparsa della scrittrice, Noemi Paolini Giachery ha ripreso in mano il manoscritto e ne ha curato l’edizione, accompagnandola con un importante saggio critico. “Campane a Sangiocondo”, come il maggior testo della Prato “Giù la piazza non c’è nessuno” (recentemente ripubblicato dalla Quodlibet di Macerata con saggio di Elena Frontaloni) è autobiografico ed ha per ambiente le Marche e come collocazione storica la prima metà del Novecento. Qui il protagonista della storia è Don Pacì, un prete sui generis, anticonformista e rivoluzionario. Lo sfondo è San Ginesio che nella finzione diventa Sangiocondo. Come acutamente ha scritto Franca Zambonini, attenta studiosa della Prato, “Il libro di Dolores Prato è una rarità perché gli scrittori nostrani, quando parlano di preti, tendono all’agiografia oppure all’irrisione. Eppure ognuno di noi ha conosciuto o conosce un prete autentico”. E Don Pacì è un prete autentico. La Prato rimane comunque maestra nel delineare il paese ed i suoi abitanti che sono i veri deuteragonisti del romanzo.
Stefania Severi
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Campane a Sangiocondo |
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Titolo originale
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Campane a Sangiocondo |
Autore |
Dolores Prato |
Edizioni |
Avagliano |
Pagine |
309 |
ISBN |
9788883092688 |
Prezzo di copertina: |
Euro 10,38 |
Descrizione: |
Concerti di campane scandiscono il ritmo di un paese delle colline marchigiane dalla tradizione atipica, archetipo delle dinamiche di vita di un piccola comunità nel periodo tra le due guerre. L'occasione di incontrare personaggi semplici, burleschi, drammaticamente veri. L'occasione di scoprire, su tutti, don Pacì, prete rivoluzionario dal sorriso fanciullesco, eroico, anticonformista. Simbolo e priezione dell'autonomia intellettuale di Dolores Prato finalmente liberata da un'educazione repressiva e bigotta.
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