Mediterranea

figlia mia infinitamente amata

La scena è l'amata Bologna, è il 1938 e presto l'Italia entrerà in guerra. Il Professor Michele Casati insegna disegno al liceo Galvani. Ha una moglie troppo bella, una ex-modella che non riesce ad adattarsi allo status di casalinga ed un'unica figlia adorata, Giovanna che, come lui, non ha avuto in dono dalla sorte la bellezza, passepartout per essere accettati nel mondo della borghesia "bene" a cui solo Delia, la madre sembra appartenere. Risoluto nel suo intento di confortare e fortificare la figlia nei confronti di un mondo che da sempre esclude i britti anatroccoli, Michele cresce Giovanna nella convinzione di potere e dover pretendere la sua stessa dedizione da tutti, instaurando con la figlia un rapporto esclusivo e totalitario dal quale Delia viene esclusa al punto di rierirsi alla figli a chiamandola "tua figlia". Sono il troppo amore e il desiderio quasi patetico di evitare sofferenze alla figlia la molla che scatena la tragedia e la fine della famiglia, infatti Michele, fin troppo avezzo alle crudeltà degli adolescenti in quanto insegnante nello stesso liceo della figlia, baratta il rendimento scolastico di un ragazzo con il corteggiamento della figlia. Ma proprio le aspettative eccessive inculcate dal padre portano Giovanna alla follia, scoperto che la migliore amica ha una relazione con il "suo" ragazzo Giovanna la uccide.
Reputata non sana di mente per la ragazza si aprono le porte del manicomio a Reggio Emilia dove rimarrà fino ai 24 anni e Michele da quel momento annulla la sua vita per rimanere accanto alla figlia divenendo appunto "il padre di giovanna", mentre Delia rifiuta qualsiasi contatto con una figlia che in pratica non conosce. Girato con una fotografia seppia come le immagini d'epoca, "il papà di Giovanna" affronta un tema rispetto al quale è difficile esprimere giudizi netti o applicare il confortante metro di misura del buono/cattivo - giusto/sbagliato senza finire a celebrare la così detta "poetica dei perdenti". che i male fatto sia qualcosa di irreparabile è fuori discussione, non è evidentemente quello il punto sottolineato dal film di Avati, quanto invece la distanza fra la tragedia dell'omicidio di un'adolescente e lo scandalo borghese che ne scaturisce con il conseguente linciaggio da parte dell'opinione pubblica. La storia dell'Italietta fascista scorre sullo sfondo, si celebrano funerali sventolando saluti a braccia tese e si sfoggiano camicie nere, ma nulla di questo riesce a penetrare il guscio di amore ostinato di un padre che a sua volta è fautore dell'inferno in cui galleggia Giovanna.
Bravi tutti gli interpreti, ma una menzione speciale la merita Ezio Greggio nel ruolo del vicino di casa, funzionario di polizia fascista da sempre innamorato della bella Delia che muore a Salò in una delle tante esecuzioni sommarie, questa ad opera dei partigiani, riecheggiando la maschera malinconica di Alberto Sordi.

Claudia Patruno

RC- 9 - Anno II 4 settembre 2008

Titolo originale
Il papà di Giovanna
Nazione
Italia 2008
Genere
Drammatico
Durata
145 min.
Regia
Pupi Avati
Cast

Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi

Trama

Bologna 1938 - Michele Casali, un pittore fallito che si è ritrovato ad insegnare disegno al liceo, si trova a vivere una situazione disperata: Giovanna, sua figlia unica ancora adolescente, ha ucciso per gelosia la sua compagna di banco e migliore amica. Evitando il carcere, la ragazza viene ritenuta non sana di mente e perciò rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Reggio Emilia dove rimarrà fino all'età di 24 anni. Durante questo periodo di quasi totale isolamento, l'unica persona che si occupa di lei è il padre che si trasferisce appositamente a Reggio da Bologna.

 
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