gli eroi son tutti giovani e belli
Ammettiamolo, al pensiero di Thomas Edward Lawrence, meglio noto come Lawrence d'Arabia, tutti vediamo apparire nella nostra immaginazione Peter O'Toole con lo sguardo sognante, quasi ieratico nella djellaba bianca. Il personaggio di Lawrence d'Arabia è talmente imbevuto di questa simbiosi cinematografica da rendere, se possibile, quasi impossibile riuscire a scindere la realtà dalla fantasia nel raccontarne la vita. Il suo stesso nome era di fantasia, secondo di cinque figli illeggitimi avuti dalla relazione fra un padre irlandese di nome Thomas Chapman e la sua governante Sarah Madden. Persino la data di nascita sembra avvolta nel fumo ed egli stesso nella stesura de "I sette pilastri della saggezzza", alimenta il mito in cui si vanno a fondere la spia, l'ufficiale di sua maestà, l'archeologo, lo scrittore (fra le sue opere è degna di dota la traduzione de l'Odissea) e, non ultimo, il diavolo bianco - come veniva chiamato dai beduini del deserto. E' quindi un personaggio colossale, in senso cinematografico e non , quello con cui si cimenta Wu Ming 4 alla sua prima uscita editoriale "in solitaria". Per raccontarlo, lo colloca al di fuori dell'arco temporale de "I sette pilastri della saggezza", già descritto in toni epici nella pellicola di Lean, riportandolo nella natia Inghilterra, per la precisione nell'universitaria e colta Oxford. Siamo al domani del 1918, la Pace di Versailles ha ignorato le richieste arabe e l'eroe della rivolata del deserto e tornato ad Oxford, nell'università in cui si lauretao come archeologo per scrivere le sue memorie. E già in questa scelta inizia ad incrinarsi l'immagine stereotipata di Lord Dinamite, quasi che il suo habitat naturale non fosse la madrepatria, ma le dune del deserto. Inoltre, quasi a sottolineare la scelta di evitare sensazionalismi o la pretesa di dire l'ultima parola su Lawrence d'Arabia, i tratti distintivi del personaggio prendono vita attraverso il filtro della prospettiva di quattro comprimari d'eccezione. Wu Ming 4 crea un cerchio virtuoso, anzi di virtuosi, intorno all'eroe: il poeta Robert Graves - l'unico con cui realmente Lawrence ebbe dei rapporti - e la moglie Nancy (probabilmente il personaggio più riuscito e convolgente del romanzo), J. R. R. Tolkien - con cui si svolge un incontro epocale nella sala degli anelli discutendo del significato del potere e del suo esercizio - ed infine C. S. Lewis(il futuro autore delle "Conache di Narnia" al quale ogni appassionato di Tolkien imputa il "furto" delle fiabe della saga del Signore degli Anelli), ossessionato dal desiderio di svelare le menzogne vere o presunte di Lawrence. Lontano dai ritmi concitati di "Q" (ancora a firma dell'"epico" Luther Blisset) e "Manituana", Stella del mattino" incontra meno polemiche e più consensi e la semplice scelta di ridurre il numero di personaggi lo rende di più facile approccio, specialmente se confronatato con il racconto corale di "Manituana", quasi un anomalia per Wu Ming! In "Stella del mattino" non troverete "la verità" su Lawrence d'Arabia, ma il sapore del facino dell'ambiguità e dell'amarezza del destino.
Per finire vi segnalo che oltre in libreria, "Steela del mattino" è disponibile in download come consuetudine, dal sito di Wu Ming: http://www.wumingfoundation.com/italiano/stelladelmattino/index.php
Claudia Patruno
RC- 10 - Anno II 6 ottobre 2008
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