LA PRECISIONE DI UN GIOVANE MATEMATICO
Questo è un libro di cui molti parlano male. Si è detto che è un libro freddo, e anche che è un libro morboso. Si è detto che è un libro che puzza di scuola di scrittura, e addirittura che è un libro scritto su commissione.
La metafora centrale che gli da il titolo libro è quella dei numeri primi gemelli: coppie di numeri primi che hanno solo un numero tra loro, sono per sempre vicini senza potersi mai toccare.
Così sono i due protagonisti, un bambino e una bambina sui quali si apre la storia nel momento in cui eventi drammatici stanno per segnare per sempre le loro vita. A causa dell’ambizione egocentrica del padre, Alice rimarrà zoppa per sempre. A causa dell’indifferenza della madre ai suoi bisogni, Mattia commetterà un gesto di ribellione dalle conseguenze tragiche.
Alice e Mattia non si conoscono ancora. Si conosceranno di lì ad alcuni anni, e da quel momento in poi le loro vite cominceranno ad incrociarsi. Saranno compagni di scuola, amici, e innamorati, influenzeranno l’uno la vita dell’altro. Ma su di loro sembra gravi una legge fissa come un teorema matematico: Alice e Mattia non possono toccarsi, non possono unire veramente la loro vita.
Costruito con una struttura a brevi flash molto visivi, con poche concessioni al monologo interiore o alla descrizione dei sentimenti, il libro può in effetti sembrare poco sviluppato. E le situazioni che racconta sembrano spesso, effettivamente, permeate dell’attrazione per il dettaglio morboso e la situazione estremizzata. È vero inoltre che la storia sembra costruita con gli elementi di più facile seduzione verso un pubblico più vasto possibile: il trauma infantile, l’adolescenza difficile, l’incapacità di amare, il sentimento di essere messi ai margini da una (presunta) parte più felice della società: quella più ricca, quella più spensierata, quella più forte. A mio avviso il difetto principale è nel finale, che sembra forzato per soddisfare una tesi e al tempo stesso per rientrare in una sorta di “comune sentire” sulla vita.
Eppure, proprio per il linguaggio nitido e secco che poco concede al “bello scrivere”, per il modo particolare di fare poche concessioni allo svolazzo, di rimanere in certo qual modo sempre “terra terra” nel descrivere “proprio quello che è accaduto proprio in quel momento”, per la precisione minuziosa della scrittura, questo libro ha una sua certa voce personale, che a mio avviso lo rende interessante e lo distingue da tanti altri libri italiani di questi anni.
Alla fine di questa storia un po’ morbosa, un po’ prevedibile, un po’ forzata, che però non ho fatto alcuna fatica a seguire, e che in qualche punto è riuscita perfino ad appassionarmi, quello che mi sono detta è stato: speriamo sia vero che abbiamo queste scuole di scrittura. Speriamo sia vero che esiste in Italia chi è in grado di insegnare questo grado di precisione e nitidezza.
Se è vero che l’epoca delle grandi opere è finita, almeno tutti coltivassero la professionalità, nella scrittura (e non solo in quella) come fa il giovane Giordano in questo libro.
Marta Baiocchi
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Descrizione: |
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. |