QUOTIDIANA ARTE PATINATA |
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In questo numero del TerzOcchio non afferma solo di essere un autorevole periodici nell’ambito dell’arte, rinnovandosi nella grafica e nei contenuti, ma cerca di indagare sul gusto degli altri, identificando gli altri in chi visita le mostre e i musei, domandandosi “quanto conta il giudizio del pubblico nell’arte”.
Per un impegnativo quesito, ma basterebbe riflettere su chi ha la possibilità di plasmare e indirizzare l’attenzione del pubblico che abbiamo la risposta, fa intervenire differenti personalità del giornalismo e della cultura che volano estremamente in alto, offrendo delle personali letture della situazione artistica contemporanea “ufficiale”, senza soffermarsi sul sommerso, percorrendo la strada tracciata dai critici pigri e galleristi pavidi, oltre che dal le istituzioni pubbliche che si adagiano sui statici suggerimenti del privato.
Un panorama sconsolante per una pubblicazione che pur restando dedicata principalmente alle problematiche contemporanee dell'arte, non si addentra convincentemente nel magmatico mondo dell'espressività quotidiana.
Una realtà espositiva che non crede necessario educare il pubblico all’arte contemporanea, specialmente se si propone opere non figurative, ma offrendo - al mercato - opere come improbabili capolavori.
La loquacità del gallerista che, spalleggiato dal critico, presenta un lavoro di un suo artista, appare come lo sketch di Totò che cerca di vendere la fontana di Trevi.
Curioso appare anche il realizzare una fondazione per Macro - l’incerto local - che possa dialogare con il curioso global del MAXXI.
Un’internazionalizzazione che non ha fondamenti se non si vuol far tesoro dell’esperienza della serie di mostre promosse dal Comune di Roma che, tra gli anni Ottanta e Novanta, hanno arricchito il panorama romano dell’arte.
Con il recupero dell’edificio del Borsino del Campo Boario dell’ex Mattatoio, attrezzato per essere uno spazio espositivo, accogliendo le prime edizioni di “12-35” (dodici artisti al di sotto dei trentacinque anni), grazie alla temeraria fiducia di Rosella Siligato.
L’impegno per promuovere l’arte dell’area romana prosegue con Giovanna Bonasegale e la sua “Arte a Roma”, allestita in uno dei capannoni dell’ex Mattatoio non ancora ristrutturato, e “Lavori in corso”, dieci mostre collettive di artisti contemporanei, negli spazi del Macro pre Danilo Eccher.
Il mondo dell’arte dovrebbe essere grato a Rosella Siligato e a Giovanna Bonasegale, due differenti personalità che hanno evidenziato la potenzialità di molti “giovani” artisti, offrendo delle occasioni di confronto tra molteplici visioni.
Un occasione che da anni il pubblico e il privato non danno e che difficilmente offriranno se anche l’editoria non vuol porsi come stimolatore verso l’interessante ricerca di Massimo Luccioli o l’evoluzione stilistica di Angelo Colagrossi, le cere emozionali di Rita Iacomino, ben diverse da quelle di Domenico Bianchi, o le carte di Suzanne Kessler, le dilatazioni di Piero Mascetti o le pigmentazioni fotografiche di Mirko Pagliacci, i miraggi imprigionati nel vetro di Antonella Capponi o l’impegno di Anna Minopoli. |