Mediterranea
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Ungaretti e roma
Giuseppe Ungaretti, uno dei più importanti poeti del nostro Novecento, ha avuto tre città nel cuore, Alessandria d’Egitto, dove è nato nel 1888, Parigi dove è vissuto prima e dopo la Grande Guerra che lo vide combattente sul Carso, e Roma. Roma fu per il poeta un “problema”, umano, estetico e storico. Ci mise anni a conoscerla, a farla sua, e mano a mano che si appropriava dei luoghi e delle persone la città gli entrava sempre più nel cuore. L’autore, Marco Onofrio, poeta, scrittore e critico letterario con all’attivo numerose pubblicazioni, ha seguito con attenzione minuziosa ma anche con aperta e dichiarata affettività, i passi di Ungaretti, da una casa all’altra (dapprima ebbe casa a Marino perché lì la vita era meno cara), da un luogo all’altro, alla scoperta dell’archeologia e del Barocco ma anche della Roma contemporanea, con i suoi caffè, i suoi salotti e le sue redazioni. Interessantissime le frequentazioni: da Alessandro Parronchi a Roberto Longhi, da Scipione che lo ritrasse nel 1931 al pittore informale Jean Fautrier, dal cantautore Sergio Endrigo a Vinicius De Moraes, il poeta cantautore brasiliano che lo definì “bambino di mille anni”. Il libro ci avvicina a questo mostro sacro della poesia e ci avvicina anche a Roma, rivelandoci pieghe nascoste del suo fascino eterno. Il libro è corredato di foto d’epoca, di una ricca bibliografia e di un utile indice dei nomi.
Ruggero Signoretti
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UNGARETTI E ROMA
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Titolo originale
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Ungaretti e Roma |
Autore |
Marco Onofrio |
Edizioni |
Edilazio |
Pagine |
210 |
ISBN |
8887485771 |
Descrizione: |
Roma, per Ungaretti, rappresenta uno snodo cruciale e un varco iniziatico di accostamento umano, verso la maggiore conoscenza. È un richiamo che attrae ma disorienta: nodo da sciogliere, mistero da decifrare, incognita da depotenziare. Ungaretti vi si stabilisce all’inizio degli anni ’20: Roma gli appare fin da subito un problema, biografico ed estetico. Difficoltà economiche che lo assillano, da un lato; dall’altro, la “presa di possesso” di una città che “deve” fare sua in quanto forestiero. Prova rispetto sacrale per una Storia che inizialmente sente estranea, poiché lo intimidisce e quasi lo paralizza, con la dismisura irriducibile della sua “offerta”. Roma è un infinito che “non cape”, che sfugge da ogni parte, che non si lascia ricondurre ad unità. Non solo ruderi antichi e grandi opere barocche; ma anche la rumorosa e attiva metropoli moderna, la capitale imprescindibile dei salotti, delle redazioni, dei caffè…Ungaretti ci mette anni per farsela amica, per sentirla familiare. Il suo rapporto con Roma procede nel senso di una duplice e simultanea centralizzazione: la città diventa cuore del poeta nella misura in cui egli si appropria del suo (culturale, storico, semantico, simbolico); e viceversa. |
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