|  STATO DI FAMIGLIA
 Stato di famiglia è il nome di battaglia di un duo di artisti (Sylvio Giardina e Raffaele Granato) provenienti da ambiti trasversali a quello dell’arte, ma altrettanto effimeri: la moda e il graphic design.
Qualche anno fa hanno deciso di condividere e mettere insieme le loro esperienze e da lì è nata la loro ricerca sulla fenomenologia del contemporaneo.
La riflessione si è subito concentrata sul valore del doppio, mentre la volontà di addentrarsi in un sentiero seducente e allo stesso tempo tortuoso li ha portati dritti al confronto con un abisso individuale e collettivo, quello della percezione.
Il sottile resistenza che si instaura fra l’immagine che si ha di sé stessi e quella che invece si mostra o viene riconosciuta dal mondo ha da sempre trovato nel ritratto la sua proiezione, che è allo stesso tempo soggettiva e temporanea.
In passato Stato di Famiglia ha fatto ricorso ad una fotografia mutuata da una pellicola di cristalli che, amplificando e deformando l’immagine in posa, ha rafforzato l’idea secondo cui l’identità non ha necessariamente determinazione univoca, anzi. Relazionandosi con il proprio alter ego fittizio questa arriva a surrogarsi e confutarsi, se non addirittura a contraddirsi.
In occasione della mostra Full Mirror. Empty Mirror le opere presentate agiscono sul duplice binario della visione e del suo ribaltamento speculare. Poste in un susseguirsi frenetico di presenza e assenza costringono chi osserva a porsi le domande del chi guarda chi e del subito dopo. La superficie ha la forma e il volume dello specchio ma l’immagine che restituisce è oltremodo ingannevole.
Il fondale schermato è sempre lo stesso, è il soggetto che immediatamente si modifica per assumere sembianze che non è dato conoscere ma solo immaginare, nel vuoto apparente del frame successivo. La possibilità che il protagonista si sia trasformato addirittura nel oggetto stesso della visione scatena una suggestione fortissima e riesce a superare i contorni sfaccettati dello specchio per forzare i limiti dell’esperienza.
Marianna Fazzi
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