Mediterranea

DISINTOSSICAZIONE CONSUMISTICA

“Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri” (Alexis de Tocqueville, 1835).

Sono numerose le voci di autorevoli personaggi dell’economia, o prestati per l’occasione al mondo della finanza, che gridano alla recessione, alcuni arriva a paragonare questo tempo di crisi ad altri precedenti, ma tutti sono concordi nel non farsi prendere dal panico.

È difficile rimanere calmi se chiunque trova doveroso dire, in un linguaggio spesso criptico, con parole proprie, non si potrà acquistare neanche l’indispensabile, sarà difficile produrre il superfluo.
Nel pensiero comune sono i soldi a scarseggiare, ma forse non è così se i giovanotti si pavoneggiano con il cellulare al grido e il centro di Roma si “arricchisce” di nuovi negozi dello sfarzo.
A Versace e Belstaff faranno seguito Louis Vuitton e Della Valle, ma tra piazza del Popolo e Fontanella Borghese la ricchezza è esagerata e i ricchi sono ancora più ricchi, mentre la fascia che si affaccia alla povertà si amplia.
Anche a Londra, per molti, sembra lontano il fantasma della recessione se è vero che il nuovo Centro Commerciale Westfield, il più grande d’Europa, ha determinato un incasso doppio delle più rose previsioni nei primi giorni d’apertura. Un afflusso di potenziali acquirenti che ha messo in crisi la metropolitana e le strade adiacenti al mega centro.
Il consumo è il viatico più facile per superare ogni sofferenza economica che non incide solo sul tenore sociale al quale si era abituati, ma anche nei rapporti sociali, causando depressioni e scoramenti, liti e separazioni. Un ambito che sembra non sia d’interesse per i sociologi.

Tra i tanti gemiti si sta sempre più facendo largo il quesito posto da una minoranza, ma con una certa influenza, sul dover necessariamente considerare la recessione e la decrescita un male.
Sarebbe sicuramente un bene per la Terra, una speciale periodo sabbatico di biblica memoria, e la qualità della vita ne gioverebbe, dando un freno al consumo frenato, se non coinvolgesse la vita di intere comunità del Mondo industrializzato e non.
Un lunedì di ottobre, ascoltando Fahreneit, è venuto fuori, dal monologo che Carlo Carboni ha dedicato al vocabolo “mutuo”, la definizione di Second Life della Finanza, per definire gli interventi dei vari governi per stabilizzare il Mercato. Una precisazione alquanto conforme alla virtualità del mondo azionario che guadagna quando opera una speculazione che va a buon fine, ma saranno gli altri a pagare se fallisce.
Economia reale si confonde sempre più con quella virtuale del web e della carta azionaria e possiamo inneggiare ad uno strano connubio tra Capitalismo e Socialismo, dove i peccati divengono virtù e viceversa. Così gli “aiuti di Stato è un imperativo categorico”, dopo tanto sbandierare il Liberismo sfrenato per privatizzare le partecipazioni statali, ora possiamo rendere di proprietà pubblica i debiti dei privati.
Lo Stato non deve intromettersi nella vita del cittadino, specialmente se imprenditore, no allo Stato che tutela i deboli, il mercato deve essere aperto alla concorrenza, ma sembra che l’Italia e anche il resto del Mondo non sia matura per fare a meno di un’autorità che controlli la presenza di cartelli monopolistici e spieghi il perché dell’aumento di certi prodotti, quando si vedono diminuire le quotazioni di certe materie prime.
Tra tanta recessione gridata ai quattro venti ci sono anche degli ambiti nei quali si registra una crescita che molte persone farebbero a meno compaia: i poveri e le armi.
Sono 15 milioni gli italiani a rischio povertà, ovvero vive con un reddito mensile di circa 500-600 euro, secondo l’ultimo rapporto Caritas-Zancan e quando era stato redatto la crisi d’oltre oceano non era giunta in Europa.

Sono una moltitudine che “vive” con la metà della media nazionale, con meno di 600 euro, che non hanno accesso agli ammortizzatori sociali, ma solo alle iniziative del volontariato.
Mense gestite dalla Caritas o da Sant’Egidio, oltre a quelle delle parrocchie e dei Circoli di San Pietro, ma anche dell’anglosassone Esercito della Salvezza. Il volontariato è una realtà che non riesce ad arrivare a tutti e che non può sostituirsi allo Stato.
Il Mercato ha necessità di una energica disintossicazione dal consumismo e una bella recessione aiuterà la Terra a recuperare il suo equilibrio tra logoramento e palingenesi. Un periodo sabbatico di biblica memoria per la terra e rispolverare il libro di Antonio Mazza sul “Vivere Semplice” (Castelvecchi Edizioni, 2006), con il sotto titolo esplicativo di come spendere bene quel poco che ci è rimasto ed essere felici.

“Sarebbe molto più facile uscire dall’ondata di depressione a cui stiamo assistendo se non avessimo paura di ammettere che la nostra società di consumi ci rende infelici” (Bruce E. Levine, 2007).


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