Mediterranea

MACONDO, SARDEGNA

Un libro strano, complicato, che richiede un po’ di tempo per entrarci dentro.
In parte a causa della forte contaminazione di dialetto sardo, che il glossario delle ultime pagine, del tutto insufficiente, scalfisce appena. In parte a causa del gran numero di personaggi: un intero villaggio che viene, a poco a poco, passato in rassegna, e di ognuno si butta un occhio al presente, un occhio al passato, in un intreccio in cui lì per lì, non si capisce neanche qual è l’epoca esatta della narrazione.
E poi i miracoli della fede, indistinguibili dalla magia: i santi e la vergine che entrano ed escono nelle vicende, personaggi tangibili a metà tra dei omerici e spiriti della natura. Pochi autori di oggi mettono in luce così bene la presenza profonda del paganesimo di chi vive ancora a contatto con la natura e gli animali.
Poco a poco, però, il quadro comincia a emergere: così è la gente di Sardegna, un intreccio di lingue, di legami di sangue, di tradizioni, di fiabe e di dure realtà. Così, è, naturalmente, la nostra gente di tutte le regioni, così siamo noi.
La cosa che più colpisce di questo libro è la gioiosa sfrontatezza con cui Niffoi ha messo insieme gli elementi più disparati: il dialetto, la magia, la tradizione, ma anche la politica, la corruzione, il banditismo, e la rivolta sociale. Sarebbe un peccato rivelare la fine, ma è proprio nella fine che tutti gli elementi si saldano e la favola sfocia crudamente, in realtà: una realtà contemporanea, ostile, che sembra possa essere vinta solo con l’aiuto della magia.
Uno strano libro in cui confluiscono disinvoltamente la tradizione di autori italiani come Verga e Pirandello, il Marquez di Cent’anni di solitudine, e i film di denuncia sociale dei nostri anni ’70.
Un libro complicato, ma il cui sguardo, infine, restituisce un’angolazione brillante e originale sul nostro paese.

Marta Baiocchi

COLLODORO

Titolo originale
Collodoro
Autore

Salvatore Niffoi

Edizioni

Adelphi

Pagine
291
ISBN
9788845922497
Descrizione:
Ne ha sempre avuti parecchi di guai, Antoni Sarmentu. Prima e dopo quel terribile giorno di settembre (una di quelle giornate "odorose di cisto e pane appena sfornato") in cui è salito al santuario della Madonna di Gonare a chiederle la grazia di trovare un marito per la figlia e di fermare il tumore che gli sta consumando la moglie. D'improvviso, al momento della comunione, dal cielo carico di nubi sono caduti chicchi di grandine grossi come ghiande e un fulmine, penetrato nella chiesa, ha colpito proprio lui, Antoni, riducendolo come "uno stoppino bruciato" e lasciandogli alla base del collo, laddove c'era la catenina con la medaglietta di battesimo, "un sottile ricamo". È da quel giorno che a Oropische tutti lo chiamano Collodoro

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