RESTAURI A CASTELLO
Uno dei settori di visita più interessanti di Castel Sant’Angelo è l’Appartamento Farnesiano fatto costruire nel 1542/44 da Papa Paolo III Farnese su edifici preesistenti dall’architetto Raffaele da Montelupo; un ciclo di affreschi decora le tredici sale del complesso per una superficie di circa 1700 mq. e vi operarono i pittori Girolamo Siciolante da Sermoneta, Perin del Vaga e Luzio Luzi con parecchi loro collaboratori. L’Appartamento già destinato ad uso del Pontefice ha avuto nel corso dei secoli un forte degrado con alcune stanze destinate a prigione, come il locale noto come “Cagliostra” per aver imprigionato il celebre avventuriero, o a deposito fino all’800 inoltrato. I primi restauri avvennero ai primi del XX secolo a cura del Generale Borgatti che avviò un programma di recupero del Castello, sia pure con troppe ricostruzioni in stile, per adibirlo a museo.
Interventi relativamente recenti hanno interessato la grandiosa Sala dell’Angelo, la Biblioteca, il corridoio, recentemente si è intervenuti sul fregio e sul soffitto della Sala di Amore e Psiche ed il 15 ottobre è stato presentato il restauro del fregio di due sale note con il nome moderno di Adrianeo e Festoni. L’opera fa parte del programma “Festina Lente”, affrettati lentamente, che prevede il completamento del restauro di tutto l’appartamento, l’apertura di ambienti chiusi da anni e di percorsi di servizi inattivi arredando gli ambienti con mobilio ed opere d’arte provenienti dalle donazioni Menotti e Contini, inserimento forse filologicamente non pertinente ma sicuramente interessante per i visitatori.
Le due sale, con soffitti lignei decorati ma ora perduti, furono dipinte per uno sviluppo di 60 mq. da Luzio Luzi e Prospero Fontana; la prima, Adrianeo, ha uno schema decorativo composto da riquadri in monocromo incorniciati da cariatidi e telamoni dipinti che mostrano vedute di monumenti romani dell’area vaticana, si susseguono poi episodi mitologici tra i quali “Achille alla corte di Licomede”; l’altra sala, Festoni, presenta una teoria di riquadri con episodi mitologici, tritoni, nereidi, cavalieri e dame, giochi di putti, tralci vegetali. Il restauro, iniziato lo scorso anno, ha ripulito e consolidato gli affreschi recuperando le originali cromie, svolto una campagna diagnostica su di essi e integrato in maniera reversibile le lacune; l’opera ha interessato anche il pavimento ligneo di fine ottocento ed il soffitto a cassettoni dei primi del novecento. Per un maggior coinvolgimento dei visitatori sono stati allestiti, a cura di Studio Azzurro, due tavoli interattivi che, al tocco della mano, forniscono informazioni, uno sulla decorazione l’altro sul restauro.
Attendiamo ora che il progetto Festina Lente, speriamo non tanto Lente, termini l’opera e offra la completa visione dell’Appartamento Farnesiano e poi magari dell’intero Castello.
Roberto Filippi
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