UNA VECCHIA STORIA, UNA STORIA VECCHIA |
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Buona ultima, ho letto anch’io “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini. Del resto, ne ho sentito parlare così tanto, che alla fine ho capitolato, e poi, me lo hanno prestato.
Un libro che colpisce, senza dubbio. Il merito più grande di questa autrice è una la scrittura vivida, visiva. Le descrizioni brillanti di luoghi e atmosfere balzano fuori quasi tangibili. Oggetti colorati e solidi, caricati di emotività fino al punto di rottura: “Mi chinai per non urtare il filo dove erano appesi il telo e il costume da bagno di Elsa. Un costume intero color prugna di tessuto elastico a nido d’ape che lei arrotolava sotto l’ombelico quando prendeva l sole. Era al rovescio. Con una spalla sfiorai il tassello bianco del cavallo, quel pezzo di lycra che attraversava l’inforcatura delle gambe di mia moglie.” In mezzo ad una narrativa contemporanea spesso calcificata nel proprio minimalismo, questo libro ha uno stile barocco. Non stupisce il suo successo presso un pubblico che troppo spesso viene costretto a fissarsi per pagine e pagine su un bicchiere d’acqua su un tavolino o su una mosca che cammina su una finestra.
La cosa non vale solo per il linguaggio, ma anche per l’impianto della trama: una passione indomabile, la paura, l’odio, la morte. La Mazzantini non lascia mancare niente al suo pubblico, e colma abilmente il vuoto lasciato dall’ estinzione dei lacrimosi romanzi di un tempo. Né si lascia spiazzare dalla scomparsa della tubercolosi o del vaiolo, provvidenziali vie di uscita delle trame ottocentesche: un aborto mal riuscito supplisce altrettanto bene alle malattie del passato, per far uscire di scena un personaggio troppo ingombrante.
Al netto di tutti gli imbambolamenti del protagonista maschile, di tutti i rimorsi, le invocazioni, i timori e i tremori, questa storia parla di un uomo ricco e annoiato, al cui lusso non manca una moglie bella ed elegante, che a un certo punto viene travolto dal desiderio irresistibile per una donna brutta, povera, sgraziata. Nessuna spiegazione viene data di questa passione, né la si può pretendere da un personaggio come questo: “Che posso farci, sposa mia, questa sera ho voglia di infilarmi nel corpo di una donnetta, di strofinarmi addosso la sua testa di rafia. Ho voglia di un fiato caldo, di un cane che mi lecca la mano nel buio. E’ l’ultima volta, te lo giuro mentre dormi.”
Al netto, questo libro parla di un maschio incapace di resistere a una pulsione irrazionale, che insegue una donna vittima della propria povertà materiale e sociale, strattonandola scompostamente di qua e di là, passo passo fino all’aborto e alla morte. Rimorsi e le paure lo decorano come ghirlande di sempreverdi, e gli fanno utilmente da cuscinetto contro ogni responsabilità: nulla può vincere la passione. Il deus ex machina della morte lo preserverà da qualunque conseguenza delle sue azioni e delle sue inazioni. La moglie bella ed elegante è sempre lì ad attenderlo. Molti anni dopo, davanti al grave incidente che mette a rischio la vita di sua figlia, gli sarà facile interpretare la cosa come la vendetta del destino per le sue colpe seppellite. Non è così: tutto torna a posto, nulla è accaduto, tutto è perdonato. Del resto, l’uomo è cacciatore, più di tanto non gli si può chiedere.
Alla Mazzantini viene da fare i complimenti per la capacità di una scrittura altamente emotiva, per la capacità evidente di affascinare un grande pubblico, per un libro di successo.
Viene da chiedere anche, in considerazione delle sue indubbie doti di narratrice, di non utilizzarle la prossima volta per fare propaganda ad un modello veteromaschilista che ci si illudeva fosse scomparso da tempo. Magari, di ricordarsi che è una donna.
Marta Baiocchi
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Descrizione |
Una giornata di pioggia e di uccelli che sporcano le strade, una ragazza di quindici anni che scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale. Lo stesso dove il padre lavora come chirurgo. È lui che racconta l'accerchiamento terribile e minuzioso del destino. Il padre in attesa, immobile nella sua casacca verde, in un salotto attiguo alla sala operatoria. E in questa attesa, gelata dal terrore di un evento estremo, quest'uomo, che da anni sembra essersi accomodato nella sua quieta esistenza di stimato professionista, di tiepido marito di una brillante giornalista, di padre distratto di un'adolescente come tante, è di colpo messo a nudo, scorticato, costretto a raccontarsi una verità straniata e violenta.
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