Mediterranea

COME NON FARE LE INDAGINI

Una cosa che ha – penso – sorpreso tutti è che, nella brutta storia di Gravina di Puglia, quei due bambini li hanno cercati fino in Romania ma non hanno guardato in quel pozzo a poca distanza dalla loro casa, in pieno centro, vicino alla stazione. Un posto dove, a quanto si è capito, i ragazzini del quartiere andavano a giocare abbastanza spesso. E’ chiaro che quei due fratellini avrebbero potuto essere salvati se fossero stati cercati nella cisterna. In attesa che i medici legali dicano la loro, la vicenda di Ciccio e Tore fa venire subito alla mente un noto infortunio investigativo della magistratura barese: la tragica fine della piccola Rom Maria Mirabela Rafailà, di 7 anni, scomparsa il 13 novembre '99 mentre chiedeva l'elemosina all'incrocio dell'ex statale 98 tra Bitonto e Palo del Colle (Bari). Anche lei fu cercata per settimane a chilometri da dove era sparita, ma era a pochi passi. Purtroppo, già morta. Ora, se i due bambini sono caduti nel pozzo o se qualcuno ce li ha buttati non devo dirlo io: è mestiere della magistratura. Certo, se uno cade nel buco l’altro dovrebbe andare a chiamare i pompieri – come hanno fatto con quell’altro – invece di sporgersi dalla balaustra. E se io devo far fuori non uno ma due esseri umani, difficile che riesca a buttare due persone nel pozzo se non ho un aiutante o se le vittime non sono state prima tramortite. L'autotrasportatore di 41 anni è stato ritenuto, anche dal tribunale del Riesame, autore del duplice delitto ma a suo carico, ancora oggi, ad indagini quasi concluse, non ci sono prove ma una serie di indizi: un telefonino lasciato spento mentre, la sera della scomparsa, dice di essere stato alla ricerca dei suoi figli; un testimone minorenne che l'accusa di averlo visto portare via in auto i bambini; alcune frasi pronunciate in dialetto gravinese strettissimo, intercettate dalla polizia in casa e in auto, e interpretate come a carico dell'indagato. L'impianto accusatorio per ora rimane valido, secondo il procuratore, e dunque Pappalardi responsabile del sequestro, dell'uccisione. Ma è possibile che in una sera d'estate, sfidando il rischio di essere visto e riconosciuto dalla gente che vive in quella zona centrale, l'uomo abbia preso i figli, li abbia trascinati nella casa, gettati nella cisterna e fatti morire lì per simulare un incidente di gioco? Quanto all'ipotesi dell'incidente, è vero che in quel cunicolo può cadere accidentalmente un bambino, ma due, uno dopo l'altro?

Ma la questione di cui voglio parlare è un’altra: si parte spesso da un’idea e per ottenere risultati coerenti con quell’idea di partenza si tralasci quello che è dietro l’angolo. Ricordo di un assassino che, abitando in una zona di montagna, fu cercato molto distante. In realtà si era rifugiato in una casa in zona, dove si era poi suicidato. L’omicida occasionale tende a nascondersi nei luoghi che conosce bene, meglio se frequentati durante l’infanzia. E sono posti sempre vicino casa. Quando in Svizzera (nel cantone dell’Appenzello, luogo abbastanza chiuso) un criminale rapì e uccise una bambina, la cercarono dappertutto lontano dal luogo dove l’uomo aveva parcheggiato il furgone prima di suicidarsi. Fu accusato nel frattempo un cittadino spagnolo, poi scagionato. Un suo amico, con l’aiuto di un cane, ritrovò il cadavere della bambina sepolto a neanche mezzo metro sotto le foglie, a duecento metri da dove era parcheggiato il furgone. Dopo un paio di settimane il cane ha fiutato e bene. Ma i poliziotti elvetici – peraltro poco pratici di omicidio – non hanno cercato bene intorno. Un criminale che non sia professionista o legato a una cosca non va mai molto lontano, nel senso fisico del termine, specie se deve far tutto da solo.

Altro pregiudizio: fissarsi a turno ora su un parente stretto, ora su qualcuno venuto da fuori. Per la piccola Pipitone si parlò da subito di gente venuta da fuori. Peccato che a Mazara del Vallo, come in tutti i piccoli centri abitati del Meridione e non solo, un estraneo che si aggiri da quelle parti venga “tanato” da almeno cento metri. Quanto ai genitori, anche per la piccola Mirabela, furono accusati i suoi genitori: quattro giorni dopo la scomparsa furono arrestati Gheorghe e Ileana Rafailà, accusati dal pubblico ministero Gianrico Carofiglio (scrittore di gialli e ora candidato del Pd alle politiche) di riduzione in schiavitù e calunnia per aver venduto la loro bambina ad un'altra famiglia Rom per estinguere un debito di otto milioni di lire. In realtà la bimba non era stata venduta ma uccisa da una persona rimasta sconosciuta, anche perché mai cercata. Il cadavere della piccola Mirabela fu trovato il 30 marzo del 2000 - cinque mesi e mezzo dopo che era sparita - da un allevatore, all'interno di una branda pieghevole che si trovava a 200 metri di distanza dal luogo della scomparsa, zona inutilmente battuta dai cani da ricerca, che però erano cani addestrati - si seppe dopo - a cercare persone vive. I genitori di Mirabela furono scarcerati poche settimane prima del ritrovamento del cadavere. Ma solo perché la difesa scoprì che le frasi intercettate dalla polizia erano state tradotte in modo assolutamente sbagliato dagli interpreti. E così via.

Marco Pasquali

 


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