DISINTERESSE ARTISTICO |
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Il disinteresse che circonda il segmento d'arte contemporanea italiana non ufficializzata, quella che attende di essere conosciuta, coinvolge le istituzioni pubbliche e i critici italiani con le gallerie a pari merito, lasciando in balia di avventurieri che confezionano rassegne a pagamento, illudendo molti dozzinali “creativi” della domenica ad ambire al titolo di artisti. Illusorie manifestazioni d’arte dopolavoristico che hanno anche il demerito di celare, con il trionfo del caos, quelle rare manifestazioni espressive degne di essere tutelate, ma giurie improvvisate a selezionare e premiare a mo di catena di montaggio, non hanno il compito della qualità ma della quantità di ammagliare dilettanti, soffocando i possibili amatori dell’arte nella marea di lavori sgargianti ed esposti a mucchi.
Ma una speranza l’offre l'impegno, come quello di Shara Wasserman alla Temple University, che alcune presenze culturali straniere dimostrano verso la realtà artistica italiana. Un impegno che la Wasserman ha concretizzato insieme ad Lexi Eberspacher nella mostra "Esplorazioni".
Una proposta espositiva che parte dalla selezione di alcuni artisti che operano nel territorio romano come Stanislao Di Giugno, con i suoi sei piccoli “fallimenti”, usando la ripetitività tecnologica della fotocopiatrice e la manualità dell’inchiostro e la graffite, realizza con poco tanta emozionalità, alla quale si affiancano le installazioni, le pitture e le sculture di: Wolfgang Berkowski, Flavio De Marco, Valentino Diego, Goldiechiari, PH.ON, Alessandro Piangiamore, Federico Pietrella, Giuseppe Pietroniro, Marco Raparelli, Pietro Ruffo, Guendalina Salini, Andrea Salvino, Alessandro Sarra, Corrado Sassi, per illustrare la vasta e forte posizione dell’arte romana contemporanea, permettendo di vedere le opere in un insieme, e comprendere le varie forme di espressione e soluzioni artistiche.
Non di meno è un’occasione per sottolineare la necessità di instaurare un rapporto intellettuale tra l’opera d’arte e il pubblico, ponendo vocabolari e linguaggi artistici, stili e tecniche diverse in stretto contatto tra di loro.
Degna di un incoraggiamento è anche l’iniziativa Baltico-Mediterraneo negli spazi di Castel Sant’Angelo, per il tentativo d’instaurare un dialogo tra il nord e il sud, non solo nel vedere le opere, ma nel far incontrare gli artisti. Ottimistiche sono le prospettive della rassegna che, partita l’altr’anno puntando sui nomi conosciuti negli ambiti italiani e finlandesi, nella sua seconda edizione apre anche a nomi poco noti o anche sconosciuti dei paesi Baltici e del bacino del Mediterraneo.
Alla ancor forte presenza italiana e finlandese, troviamo una timida rappresentanza lituana, marocchina e algerina.
Un primo passo per proporre un ampio sguardo sulle presenze artistiche emergenti, relegando i maestri a delle sezioni di richiamo, ma non centrali. Un’occasione anche far incontrare artisti schiacciati da nazionalismi o dagli attriti con altri paesi. Superando i boicottaggi alla cultura per prendere in considerazione l’ostacolare le manifestazioni puramente commerciali e ingannevoli di persone prive di scrupoli nell’approfittare del desiderio di mostrare al pubblico il frutto del proprio lavoro.
Gianleonardo Latini
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