Uomini ragno
Quando un evento storico si è appena chiuso, i saggisti e gli storici sono i primi a pubblicare testi che cercano di ricomporre le tessere e rimettere in prospettiva quello che si è appena vissuto. Se poi l’evento è di dimensioni epocali, per tragicità e per dimensione, l’approccio agli stessi diviene vieppiù cauto. I narratori, di solito, arrivano a prendere spunto da questi avvenimenti solo dopo, quando le ceneri sono ormai fredde ed i fatti acclarati. Quando, quindi, ci si può permettere di inventare senza timore di riacuire vecchie ferite o di aprirne di nuove.
Di Scerbanenco, autore prolifico ed eclettico, si conoscono soprattutto i suoi meravigliosi ed indimenticabili noir. Meno noto è lo Scerbanenco scrittore di narrativa rosa. Ma oggi possiamo conoscere lo Scerbanenco che, nel 1946, profugo in svizzera, ex internato in un campo per italiani, a guerra finita decide di narrare episodi che hanno per protagonista proprio il nazismo ed i suoi orribili interpreti.
Gli Uomini ragno sono i tedeschi, rappresentati come tessitori di trame atte a catturare e dilaniare chiunque cada nella rete. I quattro racconti, che prendono spunto da altrettanti fatti veri, ancora brucianti nell’animo di chi li aveva, anche indirettamente, vissuti, raccontano l’inumanità dei nazisti e la lotta, a volte disperata, di chi gli si opponeva.
Ripubblicata oggi, a distanza di 60 anni, questa breve raccolta mostra già lo Scerbaneco duro, romantico e disincantato ad un tempo, che diverrà famoso raccontando la violenza della Milano degli anni sessanta.
Ruggero Signoretti
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